La Micronesia porta in tribunale la Repubblica Ceca e la centrale a carbone più grande d’Europa per danni climatici!

Gli scienziati dicono che i gas ad effetto serra sono inquinanti ad impatto globale, cioè esplicano un effetto di riscaldamento non direttamente collegato al luogo di emissione.

Dicono che il cambiamento climatico è un fenomeno che interesserà il mondo intero, e di cui i paesi sviluppati sono i principali responsabili.

Dicono che carbone è il combustibile più inquinante a livello climatico.

Dicono che alcuni Paesi sono più vulnerabili di altri agli effetti del riscaldamento climatico, in quanto maggiormente esposti o vulnerabili a fenomeni meteoclimatici o all’innalzamento del livello dei mari.

E allora, in una logica perfettamente coerente con la descrizione fisica del cambiamento climatico e delle sue responsabilità, appare estremamente logica e ragionevole –seppur innovativa e di portata straordinaria- l’azione degli Stati Federati della Micronesia (piccole isole nell’Oceano Pacifico) che hanno avviato una nuova e rivoluzionario azione legale contro la Repubblica Ceca: la motivazione sta nel fatto che la Repubblica Ceca che vuole aumentare la produzione della propria centrale elettrica a carbone Prunerov II, una delle più grandi d’Europa, oltre che prolungarne il funzionamento fino al 2035.

Le isole della Micronesia sono 607 isole ed atolli che contano complessivamente 100.000 abitanti circa, le quali per la maggior parte si elevano per appena un metro sul livello del mare: data la loro rilevante vulnerabilità stanno già subendo gli effetti dell’innalzamento dei mari sotto forma i erosione costiera, alte maree devastanti, risalita dell’acqua salata nelle sorgenti di acqua dolce.

In una parola stano finendo sott’acqua, così come già successo ad altre piccole isole come le Carteret e Panama, i cui abitanti sono già stati obbligati a spostarsi, diventando così veri e propri "profughi climatici": e non ci stanno, avviando così una causa contro un inquinatore climatico quale la Repubblica Ceca, la quale è concausa dei rischi climatici a cui loro sono esposti.

Una rilettura ad ampio spettro del “principio di responsabilità”, base dell’azione ambientale, che ci trova assolutamente d’accordo sia a livello tecnico che legale.

Si conti che gli Stati Federati della Micronesia avevano già cominciato a muoversi nel 2009 contro la decisione della Repubblica Ceca di prolungare fino al 2035 la vita della inquinante centrale a carbone di Prunerov II (che avrebbe dovuto chiudere nel 2020) e di aumentarne la produzione, chiedendo alla Repubblica Ceca una valutazione delle conseguenze ambientali.

Ma dato che nel mese scorso è arrivato il via libera all’impianto, gli Stati Federati della Micronesia hanno rilanciato chiedendo che l’impatto ambientale di Prunerov II sia oggetto di una valutazione indipendente: la richiesta degli Stati Federali della Micronesia è basata su uno strumento legale quale la valutazione transfrontaliera di impatto ambientale, finora utilizzato solo per risolvere le dispute fra Paesi confinanti.

Questo strumento viene ora impiegato per la prima volta da un piccolo Stato che teme i danni climatici legati a scelte effettuate da chi è molto più potente e molto lontano: dovrebbero riflettere i “grandi inquinatori” quali Europa, Stati Uniti, Cina, dato che questa azione legale può aprire scenari inediti e potenzialmente aprire la strada anche ulteriori cause per danni (ambientali), monetizzabili con cifre difficilmente immaginabili.

Con buona pace di chi dice che i costi ambientali non sono costi, o che il carbone (o comunque qualunque altro combustibile fossile) costa poco.

O che gli effetti dei cambiamenti climatici saranno solo lontano da casa nostra.

Lo Staff di Rete Clima®