Cop 26: c’è l’accordo. Ecco il “Glasgow Climate Pact”

Cop 26: c’è l’accordo. Ecco il “Glasgow Climate Pact”

C'è l'accordo.

Annacquato, insufficiente e sicuramente al ribasso ma dalla Cop 26 emerge un accordo, che prende il nome di "Glasgow Climate Pact".

Dalla Cop e da questo accordo emerge una rafforzata visione politica volta a contenere l'aumento medio della temperatura terrestre entro i +1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali e sono definiti una serie di obiettivi, di cui a seguito i principali: riduzione del 45% delle emissioni di CO2 entro il 2030 (rispetto i livelli emissivi del 2010); approvazione ed adozione di tutti i meccanismi applicativi dell’Accordo di Parigi; raddoppio del valore delle misure finanziarie a sostegno dell'adattamento climatico.

L'approvazione dei meccanismi applicativi codificati alla Cop 21 di Parigi, in particolare, potrà portare trasparenza sulla rendicontazione delle emissioni di gas serra, oltre a più meccanismi finanziari e a modalità di valutazione degli impegni climatici nazionali: era attesa la regolamentazione del nuovo mercato globale della CO2, che potrà migliorare il conteggio delle emissioni dei vari Paesi e potrà avviare un meccanismo commerciale strutturato tra i Paesi, proprio in merito agli scambi di CO2.

Rispetto alla bozza dell'accordo, dove i combustibili fossili sembravano avviarsi verso una prospettiva di uscita da finanziamento ed uso, giusto all'ultimo minuto Cina e soprattutto India hanno ottenuto che l'impegno sull'uscita dal carbone (NOTA: carbone senza sistemi di cattura della CO2) non fosse esplicitato in maniera precisa a livello operativo. Nel testo finale dell'accordo l'iniziale formula "phase-out" del carbone senza (cioè "eliminazione graduale") è stata infatti sostituita dall'espressione "phase-down" (cioè "riduzione graduale"), senza però introdurre tempistiche precise.

Presente anche impegno allo stop ai sussidi ai combustibili fossili ambientalmente inefficienti.

Questo il grande limite dell'accordo insieme, tra l'altro, all'insoddisfazione per le non-decisioni circa il meccanismo Loss&Damage, cioè il meccanismo assicurativo a favore i paesi più vulnerabili rispetto agli effetti del climate change: il "Glasgow Climate Pact" non indica però alcuna scadenza per l'avvio del meccanismo, nè conferma la disponibilità degli importi economici su cui gli Stati si erano precedentemente impegnanti.

Una prima riflessione a caldo

La Cop 26 offre un risultato non all'altezza delle aspettative, tuttavia non deve essere il "grande accusato" dal momento che riflette pienamente la molteplicità di posizioni e la scarsa visione di molti Stati: sicuramente permette di definire un framework di regole condivise, che però dovrà essere necessariamente sostenuto da una accresciuta ambizione da parte degli Stati stessi.

Ambizioni e velocità: forse possono essere queste le parole chiave di questa Cop 26. Diversi osservatori fanno infatti notare che la Cop26 ci restituisce un aumento delle attività ed agli obiettivi negoziali, pur raggiungendo obiettivi negoziali di ambizione limitata.

Alok Sharma, Ministro Inglese e Presidente della Cop26, riconoscendo commosso che l'accordo finale è "imperfetto": "Mi scuso profondamente per il modo in cui questo processo di è svolto. Sono profondamente dispiaciuto, ma è fondamentale proteggere questo pacchetto". Ma anche: "Lasceremo questa conferenza, uniti dopo aver consegnato qualcosa di significativo per le persone e il pianeta".

Di tono severo i commenti di António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite: "Stiamo ancora bussando alla porta della catastrofe climatica. È tempo di entrare in modalità di emergenza, o la nostra possibilità di raggiungere emissioni net zero sarà di per sé pari a zero. Ribadisco la mia convinzione che dobbiamo porre fine ai sussidi ai combustibili fossili ed eliminare gradualmente il carbone".

La cosa certa di questa Cop è che Cina ed India hanno giocato un ruolo importante nell'annacquare obiettivi e tempistiche per il phase-out dai combustibili fossili e che l'azione di lobby delle major dell'Oil&gas ha probabilmente giocato un ruolo importante nel frenare obiettivi di transizione ecologica.

Analizzando peraltro il numero dei membri delle varie delegazioni presenti presso Cop26 salta all'occhio il cospicuo numero dei lobbisti del mondo Oil&gas, che complessivamente rappresentavano la delegazione più numerosa:

Si tratta dei rappresentanti di quelle compagnie petrolifere che, secondo il Fondo monetario internazionale, a livello globale nel solo 2020 hanno ricevuto ben 5.900 miliardi di dollari di sussidi pubblici.

Procederemo nei prossimi giorni con una analisi più di dettaglio circa le implicazioni di questa Cop 26.

PV per Rete Clima