Dissesto idrogeologico in Italia: i dati di ISPRA indicano il 91% dei Comuni esposto a rischio idrogeologico

Dissesto idrogeologico in Italia: i dati di ISPRA indicano il 91% dei Comuni esposto a rischio idrogeologico

ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha rilasciato il Rapporto 278/2018 "Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio" (Edizione 2018), il secondo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia che fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

Il Rapporto aggiorna le mappe nazionali della pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico – PAI e della pericolosità idraulica secondo gli Scenari del D.Lgs. 49/2010 (recepimento della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE), realizzate dall’ISPRA mediante l’armonizzazione e la mosaicatura delle aree perimetrate dalle Autorità di Bacino Distrettuali.

Tale Rapporto presenta una serie di indicatori di rischio, che rappresentano un utile strumento a supporto delle politiche di mitigazione del rischio, restituiscono un quadro abbastanza preoccupante del livello di rischio idrogeologico cui è esposto il territorio del nostro Paese: secondo il report il 91% dei Comuni e quasi 7,5 milioni di persone si trovano in zone "ad alta vulnerabilità idrogeologica" (frane + alluvioni, come si vede nell'immagine superiore), una situazione che si accentua in 9 Regioni (quali: Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) dove il 100% dei Comuni è a rischio.

Si notano alcuni peggioramenti, nel senso che nel 2015 i Comuni classificati a rischio erano l’88%: aumenta anche la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e aumenta del + 4% la superficie potenzialmente allagabile nello scenario medio (cioè il caso di eventi che si verificano con un tempo di ritorno medio di 100-200 anni). Tali incrementi sono sicuramente legati a un miglioramento del quadro conoscitivo effettuato dalle Autorità di bacino distrettuali, ma anche dalla mappatura di nuovi fenomeni franosi o di eventi alluvionali recenti.

Le industrie e i servizi posizionati in aree ad alta pericolosità da frana è molto elevata, con quasi 83.000 unità e con oltre 217mila addetti esposti a rischio: il numero maggiore di edifici a rischio si trova in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Le industrie esposte invece al pericolo inondazione (sempre nel sopra descritto "scenario medio"), si trovano invece esposte ben 600.000 unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti.

Anche dal punto di vista artistico ci sono rischi importanti, dato che nelle aree esposte al rischio di frana sono presenti quasi 38.000 beni culturali, dei quali oltre 11.000 ubicati in zone a pericolosità da elevata a molto elevata: rispetto invece ai rischio inondazione, i beni coinvolti sono circa 31.000 (sempre in caso di "scenario medio"), mentre il numero sale a 40.000 nello scenario di accadimento di eventi estremi.

Una situazione che diventa oggettivamente complicatissima alla luce del riscaldamento climatico, i cui effetti stanno colpendo l'Italia in maniera particolarmente importante.

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Lo Staff di Rete Clima