Effetti dei cambiamenti climatici in Italia


Il rapporto di Legambiente “Profughi ambientali - Cambiamento climatico e migrazioni” traccia un quadro pesante dei flussi migratori mondiali attesi, i quali già da oggi hanno come prima causa i cambiamenti climatici ed i loro effetti (ne abbiamo già parlato qui).

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sicuramente a carico dei piccoli Stati insulari del Pacifico e dell’Oceano Indiano (che rischiano in un futuro prossimo di essere sommersi a causa dell’innalzamento del livello del mare) o degli Stati africani (resi sempre più vulnerabili da siccità e desertificazione ai Paesi costieri esposti sia ai cicloni che all’innalzamento dei mari) ad una infinità di altre aree del Mondo (verso cui è necessario intervenire con urgenza).

In tutto questo quadro di effetti prospettici negativi, anche l’Italia ha già iniziato a pagare gli effetti del riscaldamento globale, essenzialmente in termini di desertificazione del proprio territorio ed innalzamento dei mari.

Negli ultimi 20 anni, infatti, in Italia si è triplicato l’inaridimento del suolo e si stima che il 27  per cento del territorio nazionale rischia di trasformarsi in deserto: il fenomeno è molto avanzato soprattutto nelle regioni meridionali, tanto da rappresentare già da un decennio una vera e propria emergenza ambientale.

La Puglia è la regione più esposta con il 60 per cento della sua superficie, seguita da Basilicata (54 per cento), Sicilia (47 per cento) e Sardegna (31 per cento). Ma sono a rischio anche le piccole isole. Secondo l’ultimo Rapporto Enea (disponibile qui) le regioni considerate più a rischio sono: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia

Particolarmente grave è il caso della Sardegna, dove risulta essere già colpito l’11 per cento del territorio regionale.

A forte rischio anche la Sicilia, nelle zone interne della provincia di Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la costa agrigentina, e la Puglia, dove solo il 7 per cento del territorio regionale non è affetto dal rischio deserto, mentre il 93 per cento è mediamente sensibile (47,7 per cento) e molto sensibile (45,6 per cento).


Lo Staff di Rete Clima®