Vuoi agire contro i cambiamenti climatici? Ecco una guida per percorrere la strada giusta

Vuoi agire contro i cambiamenti climatici? Ecco una guida per percorrere la strada giusta

Sentiamo spesso parlare di modi in cui il singolo può contribuire ad affrontare il cambiamento climatico, ma quali scelte fanno la differenza più grande?

Il cambiamento climatico è chiaramente una problematica globale che richiede innanzitutto l’intervento dei governi nazionali, delle istituzioni internazionali, e delle imprese. E' stato calcolato, però, che il 72% delle emissioni globali di gas serra sono legate al consumo domestico: cambiamenti nella domanda domestica di determinati prodotti potrebbero dare il via a un effetto domino virtuoso (più domanda, crescente varietà e disponibilità, ancora più domanda), spostando gradualmente la produzione verso beni più sostenibili.

L'azione di contrasto al riscaldamento climatico deve quindi essere un impegno individuale e collettivo a livello di cittadini, non delegando la responsabilità di azione alle sole imprese, dato che anche i singoli cittadini giocano un ruolo importante:

  • nella scelta di consumo di beni (più o meno inquinanti)
  • nell'uso dell'energia (rinnovabile e non rinnovabile)
  • nella mobilità (individuale e/o collettiva)
  • nella produzione di rifiuti

Le emissioni di gas serra per settore

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Distribuzione delle emissioni di gas climalteranti per settore nel mondo. Fonte: World Resources Institute (2020)

Come indicato nel precedente diagramma, i due settori che emettono più gas climalteranti sono la produzione energetica e quella legata all’alimentazione. C'è chi sostiene che ci si dovrebbe concentrare sull'una o sull'altra, ma non è così: in realtà, per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi, dobbiamo sia allontanarci dai combustibili fossili, sia ridurre le emissioni dovute alla produzione alimentare globale.

Infatti, se anche riuscissimo ad azzerare completamente le emissioni prodotte dai fossili, quelle derivanti dalla sola produzione alimentare ci porterebbero ben oltre il carbon budget disponibile per rimanere entro un riscaldamento di 1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale (fonte: Global food system emissions could preclude achieving the 1.5° and 2°C climate change targets, Clark et al., Science, 2020).

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Distribuzione delle emissioni di gas climalteranti per settore in Europa. Fonte: Eurostat

Ma come possiamo contribuire?

Ecco alcuni consigli raggruppati per settore.

L'alimentazione

Crediti: FAO.org

La produzione alimentare è responsabile di circa un quarto (26%) delle emissioni globali di gas serra e di quasi il 60% della perdita globale di biodiversità.

In particolare, l’agricoltura su larga scala sta alla base della deforestazione tropicale ed utilizza il 70% della fornitura mondiale di acqua dolce. Buona parte dell'attività agricola è destinata alla produzione di mangimi per l'allevamento, che è anche responsabile direttamente di consumi non trascurabili di acqua. Per produrre mangimi quali la soia, intere zone di foresta amazzonica vengono trasformate quotidianamente in terreni agricoli.

L'agricoltura e l’allevamento sono poi responsabili dell’emissione di due gas serra ben più potenti della CO2: il metano (CH4), prodotto dai processi di digestione del bestiame e dal letame animale immagazzinato, e il protossido di azoto (N2O), derivante dai fertilizzanti azotati.

Meno carne

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È dunque evidente che passare da una dieta dominata dalla carne e dai latticini a una più vegetariana può ridurre il nostro impatto sull’ambiente, nonché migliorare la nostra salute e ridurre il prezzo della spesa settimanale.

Non si tratterebbe di una scelta radicale, ma piuttosto di una semplice riduzione o rimodulazione dei propri consumi di prodotti animali. Più in dettaglio, si potrebbero sostituire le carni ad alto impatto di carbonio (ad esempio, manzo e agnello) con pollo, pesce o uova. Inoltre, esistono oggi dei sostituti della carne a base di soia, o di origine sintetica, che non hanno nulla da invidiare in quanto a sapore ad un hamburger bovino.

Ridurre lo spreco alimentare

Lo spreco alimentare è responsabile del 6% delle emissioni globali: ogni anno nel mondo si gettano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Quasi due terzi di queste derivano da perdite nella catena di approvvigionamento, dovute a cattive tecniche di stoccaggio e manipolazione, mancanza di refrigerazione e deterioramento nel trasporto e nella lavorazione. La restante parte proviene da alimenti gettati via da rivenditori e consumatori.

Una spesa meglio pianificata, con un occhio attento alle scadenze, potrebbe contribuire a ridurre quest'ultima quota.

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L'energia e le case ad emissioni zero

In Europa, la produzione di energia ad uso domestico è responsabile di più del 14% delle emissioni di gas serra.

Se ovviamente non dipende da noi adottare una politica energetica che privilegi le fonti rinnovabili rispetto alle fossili, tuttavia possiamo:

  • votare partiti che abbiano in programma un forte supporto alla transizione energetica;
  • cambiare fornitore energetico e sceglierne uno che produce energia solo da fonti rinnovabili;
  • risparmiare energia: impostare il termostato del riscaldamento ad una temperatura più bassa (un solo grado può fare la differenza);
  • “elettrificare” le nostre abitazioni: utilizzare piastre ad induzione per cucinare, scegliere sistemi di riscaldamento che siano alimentati ad energia elettrica (ad esempio pompe di calore);
  • aumentare l’efficienza energetica delle nostre abitazioni (scegliere infissi a bassa trasmittanza, elettrodomestici in classe di efficienza A o più, lampadine a basso consumo come i LED). A questo scopo esistono una serie di agevolazioni fiscali come il Bonus 110%.

I trasporti

I trasporti sono uno dei settori più impattanti sulle emissioni di gas serra; infatti, in Europa, contribuiscono per il 25.8% del totale.

Per ridurre il proprio impatto ambientale è necessario viaggiare in modo responsabile, sia per raggiungere il luogo di lavoro, sia per le vacanze: occorre scegliere il mezzo più sostenibile, camminare o andare in bicicletta se possibile, utilizzare i mezzi pubblici che già in molte città sono a zero emissioni.

All’aereo è senz’altro da preferire il treno, che, tra l’altro, è anche più comodo, almeno per le destinazioni italiane ed europee. Un volo a corto raggio può rappresentare il 10% delle emissioni di carbonio annue, mentre i voli a lungo raggio possono costituire quasi il 100% della propria carbon footprint.

Per chi fosse in procinto di comprare un'auto nuova, si dovrebbe proprio optare per un veicolo elettrico: nei prossimi anni si stima che il prezzo delle auto elettriche dovrebbe calare fino a diventare pari a quello delle auto tradizionali. Di certo, invece, le restrizioni per i mezzi inquinanti non caleranno.

Se proprio non si potesse optare per l’elettrico, basterebbe scegliere un’auto più piccola e lasciare i SUV a chi davvero deve viaggiare “fuori pista”.

Crediti: Unsplash

Le tre R: Riduci, Riutilizza, Ricicla

Ogni prodotto che acquistiamo ha un impatto ambientale sia legato alla sua produzione, che al suo smaltimento: meno oggetti si acquistano e più si riutilizzano, meno saranno le emissioni generate.

Da prendere con serietà è la scelta degli oggetti da comprare: sostenendo prodotti eco-compatibili, si usa il proprio potere di acquisto per incoraggiare le aziende a procurarsi le materie prime e produrre in modo sostenibile, innescando così il circolo virtuoso citato.

Più di 33mila bottigliette di plastica finiscono nel Mediterraneo ogni minuto, eppure, la plastica andrebbe evitata in assoluto: meno del 20% della plastica prodotta nel mondo viene riciclata, il resto viene bruciato, sepolto in discarica o peggio ancora finisce disperso nell’ambiente. Questo ci ricorda che la raccolta differenziata della plastica non è sufficiente (non tutta quella differenziata sarà riciclata), ma è necessario, dove presenta dei sostituti, non utilizzarla affatto.

La plastica ci costa pure tantissimo: il recentissimo report di Dalberg, commissionato dal WWF, rivela che il costo per società, ambiente ed economia della plastica prodotta solo nel 2019 è stato pari a 3.700 miliardi di dollari, una cifra che supera il PIL dell’India.

Crediti: Unsplash

La moda sostenibile

L’industria della moda è altamente impattante a livello ambientale essendo responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra e di circa il 20% di tutte le acque reflue; essa consuma più energia delle industrie aeronautiche e marittime internazionali messe insieme.

Ciò accade in relazione al fatto che le produzioni sono spesso energy intensive, anche in relazione alle lunghe e complesse catene di fornitura.

Se disponibili, bisognerebbe indossare indumenti di seconda mano: così si allunga la vita dei prodotti e si consente un uso rigenerativo delle risorse, attuando i principi dell’economia circolare.

Per gli abiti nuovi occorre scegliere capi ecologici, cioè prodotti con fibre naturali (ma non animali) e a bassa emissione di carbonio, nonché da aziende che adottano sistemi di certificazione ambientale.

Non solo azioni individuali

Da ultimo ricordati che abbiamo un grande potere, forse il più efficace contro i cambiamenti climatici:

Tieniti informato, parla con i tuoi amici, vicini e colleghi e fai in modo che anche loro facciano cambiamenti positivi. Parla, parla con tutti e fai sentire la tua voce” (WWF)

soprattutto nei confronti dei politici che sono responsabili delle decisioni che vengono e verranno prese per preservare il nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti.


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