“Fashion Pact”: la moda in azione per contrastare il riscaldamento climatico

“Fashion Pact”: la moda in azione per contrastare il riscaldamento climatico

La sfida climatica vede protagonista anche il mondo della moda attraverso un patto, firmato da 32 big player internazionali della moda nei settori del lusso, del fast fashion, del tessile e della distribuzione, dello sport e del lifestyle, insieme a fornitori e retailers già coinvolti in impegni ambientali differenti.

Si tratta del “Fashion Pact”, un patto lanciato parallelamente al recente G7 e che riunisce le più grandi aziende globali del settore della moda, allo scopo di lavorare insieme per la salvaguardia del clima del Pianeta: il Patto prevede infatti anche un aumento della collaborazione tra Aziende e Stati nazionali e favorire la transizione verso un modello economico più sostenibile.

L’impegno è importante dal momento che, secondo un documento delle Nazioni Unite, l'industria della moda è altamente impattante a livello ambientale essendo responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra, di circa il 20% di tutte le acque reflue e consuma più energia rispetto alle industrie aeronautiche e marittime internazionali insieme.

Ciò accade in relazione al fatto che le  produzioni sono spesso energy intensive, anche in relazione alle lunghe e complesse catene di fornitura, tanto che il contributo della moda diventa quindi oggettivamente imprescindibile per un efficace contrasto al riscaldamento climatico.

Dal Fashion Pact: "L'industria della moda è una delle più grandi, più dinamiche e più influenti al mondo, con un giro d'affari annuo di 1,5 trilioni di dollari. Ed è uno dei settori industriali con l'impatto ambientale più pesante: proprio per questo dovrebbe ricoprire un ruolo di primo piano nel passaggio verso un futuro più sostenibile".

I 32 firmatari hanno infatti dichiarato di voler coinvolgere nel loro sforzo almeno il 20% dell'industria della moda globale, dal momento che i tempi per poter intervenire efficacemente a contrasto del cambiamento climatico sono limitati.

Gli obiettivi del Fashion Pact si basano sull'iniziativa Science Based Target, nata con l’intento di guidare le aziende nella definizione di obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico, allineando l’azione climatica aziendale con gli obiettivi climatici definiti dal mondo scientifico.

In conformità al Science Based Target, il Fashion Pact individua 3 principali aree di tutela ambientale e climatica, peraltro in linea con quanto presentato durante il G7 a Biarritz:

  1. fermare il riscaldamento climatico globale tramite lo sviluppo di un piano d'azione climatico per azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050, al fine di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di +1.5°C (rispetto al periodo pre-industriale), in linea con l'Accordo di Parigi;
  2. salvaguardare la biodiversità, raggiungendo gli obiettivi indicati dai parametri dell’iniziativa SBT, per ristabilire gli ecosistemi naturali e proteggere le specie;
  3. proteggere gli oceani, riducendo l’impatto negativo del settore della moda mediante iniziative concrete, quali ad esempio la riduzione graduale della plastica monouso.

Di seguito le 32 Aziende firmatarie del Fashion Pact: Adidas, Burberry, Bestseller, Capri Holdings Limited (Versace, Michael Kors, Jimmy Choo), Chanel, Ermenegildo Zegna, Carrefoyr, Everybody &Everyone, Fashion3, Fung Group, Galeries Lafayette, Gap, Giorgio Armani, H&M Group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada Group, Ralph Lauren, Puma, Pvh (Calvin Klein, Tommy Hilfiger), Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges Group, Stella McCartney, Tapestry.

Per approfondimenti è possibile consultare il sito Sustainability-Lab.

Lo Staff di Rete Clima