Scenari climatici per l’Italia: il report CMCC sul rischio climatico

Scenari climatici per l’Italia: il report CMCC sul rischio climatico

I cambiamenti climatici sono un acceleratore del rischio in molti ambiti dell’economia e della società italiana e avranno conseguenze estremamente negative nei prossimi decenni, a meno che non si decida di intraprendere un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Questo è l’allarme lanciato dal rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, realizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc). La ricerca è stata condotta da 30 autori ed è stata presentata come “il punto più avanzato della conoscenza degli impatti e l’analisi di rischio integrato dei cambiamenti climatici in Italia” (D. Spano, coordinatrice della ricerca).

Il report illustra dapprima gli scenari climatici attesi per l’Italia con l’analisi di rischio aggregato, e poi le analisi di rischio specifiche per l’ambiente urbano, il sistema idro-geologico, le risorse idriche, l’agricoltura, le foreste e gli incendi boschivi, ma anche gli impatti economici generati dal climate change in Italia: di seguito il video di illustrazione completa del Rapporto, nei paragrafi seguenti un maggior dettaglio su alcuni punti chiave del Report stesso.

Gli scenari climatici e il rischio aggregato per l'Italia

Gli scenari climatici presentati nel report forniscono informazioni sul clima futuro atteso in Italia a seconda di come e quando verranno adottate politiche per la riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera.

Sono stati presi in considerazione tre scenari illustrati dall’IPCC nel penultimo report (AR5), rilasciato tra il 2013 ed il 2014, quali:

* RCP8.5 - scenario di business as usual, cioè crescita delle emissioni ai ritmi attuali;

* RCP4.5 - scenario di mitigazione intermedia;

* RCP2.6 - scenario di mitigazione aggressiva (emissioni dimezzate entro il 2050).

I primi due scenari sono concordi nel valutare un aumento della temperatura media italiana fino a 2°C nel periodo 2021-2050 rispetto al periodo 1981-2010; a fine secolo, la temperatura potrebbe arrivare a +5°C nello scenario business as usual. Un dato questo più accentuato rispetto alla media mondiale: infatti, la zona del Mediterraneo è considerata uno degli “hot spot” del cambiamento climatico, con un riscaldamento che supera del 20% l’incremento medio globale.

Le precipitazioni saranno più intense e meno frequenti, con una notevole differenziazione tra le diverse regioni: durante la stagione estiva si avrà una diminuzione delle precipitazioni sull’intero territorio, mentre in inverno sono attesi una diminuzione delle piogge nel Sud e Centro Italia e un aumento nell’area settentrionale.  

Si profila un netto aumento di giorni con temperatura minima superiore a 20°C, dando origine in estate al fenomeno delle “tropical nights”, di particolare rilevanza nelle zone urbane. Una temperatura così elevata non permette al corpo di rinfrescarsi dopo una giornata di caldo intenso e potrebbe causare un aumento della mortalità tra i più fragili.

L’impatto del cambiamento climatico si farà sentire anche su mari e coste: rispetto al periodo di riferimento 1981-2010, per il periodo 2021-2050, lo studio riporta un incremento medio di 1,2°C delle temperature superficiali nel bacino del Mediterraneo, che faciliterà il verificarsi di alluvioni e altri eventi meteorologici estremi. Si avranno dunque un’ulteriore acidificazione delle acque marine e un incremento dell’erosione costiera dovuto all'aumento del livello del mare.

Le città: le più soggette al rischio climatico

La probabilità di eventi climatici estremi non è soltanto una minaccia futura: negli ultimi 20 anni il rischio in Italia è cresciuto del 9% e le zone urbane, dove si concentra oltre il 56% della popolazione italiana, sembrano essere le più vulnerabili.

L’ambiente urbano è infatti caratterizzato dalla presenza di superfici impermeabili, ricoperte da cemento e asfalto, e da poche aree di carattere naturale (suolo e vegetazione), cosa che favorisce l’instaurarsi delle cosiddette “isole di calore” urbane. Con l’aumento delle temperature, delle ondate di calore e delle piogge intense, bambini, anziani, disabili e persone più fragili “saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni”, con un aumento della mortalità da cardiopatie ischemiche, ictus e malattie respiratorie dovute anche a ozono e polveri sottili.

Rischio idro-geologico in aumento

Come tutti tristemente sappiamo, l’Italia è un Paese ad alto rischio idro-geologico. Secondo lo studio del Cmcc, è atteso "l’aggravarsi di una situazione di per sé molto complessa, sia nelle zone alpine e appenniniche, le più interessate da fenomeni di dissesto legati allo scioglimento di neve e ghiacci, sia nei piccoli bacini e nelle aree a forte pericolo di frane, a causa soprattutto delle precipitazioni intense.

L’acqua: una risorsa sempre più contesa

Lo studio riporta anche un rischio medio-alto per le risorse idriche.

I cambiamenti climatici attesi (aumento dei periodi prolungati di siccità, eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni, riduzione della portata degli afflussi) prospettano rischi sia per la qualità - con fenomeno di eutrofizzazione e variazione nel contenuto di ossigeno -, sia per la quantità di acqua disponibile, soprattutto nelle zone semi-aride. La poca acqua presente, e per di più trasportata da infrastrutture obsolete e in cattivo stato (si registrano perdite fino al 50%), sarà contesa tra l’uso civile e i settori agricolo, industriale, turistico e di produzione energetica.

italia clima

Agricoltura e incendi boschivi

I sistemi agricoli potranno andare incontro ad una aumentata variabilità delle produzioni, con una tendenza alla riduzione delle rese per molte specie coltivate: il rischio è più elevato per le aree del Sud Italia, soprattutto per i prodotti tradizionali e per le produzioni irrigue, a causa di una minore disponibilità idrica.

Come è stato tristemente messo in evidenza dalla cronaca di questo agosto 2021, gli incendi boschivi rappresentano una delle principali minacce per il comparto forestale italiano. Si prevede che i cambiamenti climatici esacerberanno ulteriormente specifiche componenti del rischio di incendi, con uno spostamento altitudinale delle zone vulnerabili, con l'allungamento della stagione degli incendi e con l'aumento delle giornate con pericolosità estrema.

Anche questo motivo di prevenzione incendi diventa ulteriormente necessario ed urgente aumentare la superficie forestale nazionale certificata secondo standard di buona gestione forestale: ricordiamo infatti che, secondo i dati del partner PEFC Italia, le buone pratiche di Gestione Forestale Sostenibile permettono di ridurre il rischio incendi fino a circa il -90%.

I costi: più alta la temperatura, più elevati i costi del cambiamento climatico in Italia

Lo studio del CMCC riporta infine un’accurata analisi dei costi dei cambiamenti climatici per la nostra economia. Per aumenti di temperatura inferiori ai 2°C, gli impatti economici dei cambiamenti climatici in Italia risultano essere ancora gestibili (si parla dello 0.5% del PIL nazionale).

Per incrementi di temperatura superiori, i costi aumenteranno rapidamente e in modo esponenziale. Ad esempio, nello scenario business as usual, le perdite di PIL pro-capite sarebbero superiori al 2,5% nel 2050 e tra il 7-8% a fine secolo.

Nell'immagine un’analisi dei costi dettagliata per settore:

italia clima

Come sempre, non ne faranno le spese tutti in modo omogeneo: le conseguenze economiche e sociali dei cambiamenti climatici investiranno soprattutto le fasce più povere della popolazione, rendendo ancora più profonde le disuguaglianze.

Un’occasione da non perdere (né rimandare)

Per evitare di arrivare alle conseguenze più spiacevoli, gli scienziati del CMCC esortano all’azione l’intera società italiana, dai decisori politici, alle imprese, ai singoli cittadini:

“I cambiamenti climatici richiederanno numerosi investimenti e rappresentano un’opportunità di sviluppo sostenibile […] È il momento migliore in cui nuovi modi di fare impresa e nuove modalità per una gestione sostenibile del territorio devono entrare a far parte del bagaglio di imprese ed enti pubblici, locali e nazionali”.

Il report è disponibile a seguito, in allegato a questo articolo.

A questo link è possibile visionare una serie di mappe che ci consentono di ottenere una visione interattiva del clima atteso per l’Italia nei prossimi decenni, suddiviso in tre periodi fino al 2100.

A questo link è invece possibile consultare la prima parte del più recente Report Ipcc (AR6), rilasciata a inizio agosto 2021.

ET e PV per Rete Clima


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