De Boer: greenwashing climatico

Yvo de Boer, Segretario esecutivo dell’UNFCCC in fase di pre-pensionamento anche a seguito dela follia del climagate (ne abbiamo parlato qui), sta parlando chiaro. In un'audizione al Parlamento europeo di qualche giorno fa, ha ancora lamentato il mancato accordo di Copenhagen: “ Per molti versi, la lentezza di questo processo (di identificazione di un accordo di tutela climatica n.d.r.) può spiegarsi con il sentimento di sospetto, in particolare da parte dei Paesi in via di sviluppo. Semplicemente non esiste la fiducia”.

De Boer ha sostenuto anche l'Ue non è davvero seria in campo del contrasto al global warming: se l'Unione europea fa riferimento sistematicamente agli obiettivi del suo pacchetto clima-energia 20-20-20, presentandoli come i più ambiziosi al mondo, per de Boer tali obiettivi (contestati dentro al Senato italiano: qui e qui) sarebbero fin troppo facili da raggiungere. 

I Paesi in via di sviluppo sarebbero quindi così sospettosi dato che percepiscono questi obiettivi solo come fumo negli occhi.

 

De Boer: “Molte delle discusssioni che avete in Europa non sono molto private. E il resto del mondo sa che la Commissione europea ha detto ai Paesi dell'Ue che arrivare ad una riduzione del 20% è facile e che puntare al 30% non rovinerebbe l'economia europea. Quindi i Paesi del resto del mondo si pongono una domanda: se questo è vero, perchè il calo del 30% ormai non è più sul tavolo?”

EurActiv spiegava già tempo fa: “Benché l'Ue nel suo insieme dovrebbe superare il suo obiettivo collettivo di riduzione di emissionifissato dal Protocollo di Kyoto, un recente rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente ha diomostrato che i vecchi Paesi dell'Ue a 15 non raggiungeranno i loro obiettivi senza nuove politiche o crediti di compensazione”.

In risposta alle parole di de Boer, Stefan Singer (WWF): “L'Ue raggiungerà facilmente il suo obbiettivo del 20% per il 2020, grazie soprattutto alla deindustrializzazione che ha avuto luogo negli ex Stati sovietici dopo la caduta del comunismo ed ai progetti di compensazione nei Paesi in via di sviluppo (ne avevamo già parlato qui). Inoltre, le emissioni sono diminuite significativamente l'anno scorso, dell'11%, a causa della recessione economica, facendo dell'obiettivo del 2020 qualcosa ancora più facile da raggiungere”.

 

Eppure la decisione di adottare l'obiettivo del 30% per il 2020 provoca forti divisioni e resistenze nell'Europa a 27: con gli europarlamentari italiani spesso in prima linea a contrastare un possibile impegno di questo tipo insieme ai Paesi dell'Europa dell'Est che chiedono che l'Ue aspetti prima di sapere quali saranno gli impegni degli altri Paesi del mondo. L'Italia appoggia questa posizione scettica in contrasto con la Commissione europea e la maggioranza dei più importanti Stati dell'Ue, come Gran Bretagna, Danimarca, Olanda e Svezia (i quali invece dicono che dicono che l'obiettivo del 30% favorirebbe l'uscita dalla crisi, la green economy e l'innovazione, creando nuovi posti di lavoro ed aumentando la competitività dell'Ue). Una posizione poco saggia, ma che rispecchia quella casereccia dei Senatori (sempre del PdL).

Ancora de Boer: “Se l'Europa crede veramente al futuro della crescita economica verde, allora questi obiettivi sono indispensabili per pervenire a questo senso di cambiamento di direzione” (…) “La dotazione di 100 miliardi di dollari all'anno di aiuti climatici che i Paesi industrializzati hanno promesso alle nazioni povere a Copenhagen costituisce un altro elemento di discordia. E questo sarà un greenwashing climatico o un vero finanziamento aggiuntivo? Vale a dire: l'assistenza allo sviluppo ribattezzata come fosse aiuto climatico. Il denaro che era originariamente destinato all'eradicazione della povertà diventa ormai, come per magia, del denaro per il cambiamento climatico”.

 

Per superare questi fondati sospetti, de Boer ha proposto che siano i Paesi in via di sviluppo ad essere responsabili della gestione degli aiuti: “Quel che mi piacerebbe veramente vedere, è che queste somme molto importanti di liquidità fossero distribuite secondo le priorità di questi Paesi piuttosto che secondo quelle dei donatori”.

De Boer ha proposto che la futura Cop 16 dell'Unfccc di Cancun (dicembre 2010) istituisca un meccanismo di governance finanziaria per dare ai Paesi in via di sviluppo il reale controllo sui dollari e gli euro destinati teoricamente avviare la loro crescita: che sia sostenibile e verde.
De Boer: “Le nazioni industrializzate hanno dimostrato poca volontà per quel che riguarda il rispetto dei loro obiettivi di riduzione delle emissioni nel quadro del Protocollo di Kyoto che termina nel 2012. Il primo sospetto trova la sua fonte nel fatto che, anche se l'Europa nel suo insieme è sulla buona strada per rispettare i suoi impegni nel quadro di Kyoto, ci sono dei Paesi all'interno dell'Ue che conoscono qualche difficoltà, almeno per il momento, nel raggiungere i loro obiettivi di Kyoto”.

 

PV