Istat: la fotografia della sostenibilità in Italia tramite gli SDGs (Sustainable Development Goals)

Istat: la fotografia della sostenibilità in Italia tramite gli SDGs (Sustainable Development Goals)

L’Istat ha recentemente presentato la seconda edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), realizzato allo scopo di valutare il posizionamento dell’Italia lungo la strada verso lo sviluppo sostenibile.

I 17 SDGs sono macro-obiettivi mondiali di sostenibilità adottati con l’Agenda 2030 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e declinati a livello sociale, ambientale ed economico: questi indicatori definiscono l’agenda fissata dall'ONU fino al 2030 per lottare contro la povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità ai popoli.

Gli ambiti più critici del nostro Paese così come descritti nel Rapporto sono legati alle disuguaglianze, con povertà e rischio di esclusione sociale ancora molto presenti in Italia: secondo il report più di 17 milioni di italiani sono a rischio povertà ed esclusione sociale, con oltre 5 milioni in povertà assoluta ed una forte incidenza del problema (12%) tra i bambini (seppur con notevoli differenze tra le diverse Regioni).

Analizzando il report si verifica che tra 2016 e 2017 la povertà o esclusione sociale risulta in calo, pur coinvolgendo ancora il 28,9% della popolazione (cioè circa 17 milioni e 400mila person): in questo gruppo si trovano gli italiani con "reddito povero" (il 20,3% della popolazione) e gli italiani in grave deprivazione materiale (circa il 10%), con l’11,8% vive in famiglie a bassa intensità lavorativa.

Rispetto all SDG 13 (contrasto al cambiamento climatico) in Italia si registra una intensificazione degli eventi calamitosi, anche a causa dei cambiamenti climatici, con avvenimenti disastrosi a cascata e multirischio: frane, alluvioni, incendi boschivi, nubifragi, fenomeni climatici estremi, ondate di calore, deficit idrici.

La fragilità e la cattiva gestione del territorio, la scarsa manutenzione e l’obsolescenza delle infrastrutture aggravano le perdite umane, economiche, ambientali. Nel 2017, è stato esposto a rischio di alluvioni, ovvero al rischio di danni alla persona (morti, dispersi, feriti, evacuati), il 10,4% della popolazione.

Le anomalie termiche sulla terraferma globali e in Italia si sono tradotte in un aumento pari, rispettivamente, a +1,20 e +1,30 °C rispetto ai valori climatologici normali (1961-1990):

Rispetto alle emissioni nazionali di gas ad effetto serra, si registra un disaccoppiamento tra PIL ed emissioni climalteranti, con un diminuzione di queste ultime rispetto all'andamento del PIL:

Nella composizione delle emissioni di gas serra, l’elemento predominante è l’anidride carbonica (CO2), che incide per più dell’80%; il metano (CH4) contribuisce per il 10%; il protossido di azoto (N2O) è presente per circa il 4%; gli idrofluorocarburi per circa il 3%. In minima parte sono presenti i perfluorocarburi (0,4%) e gli esafluoruri e trifluoro di azoto (0,1%):

In Italia le emissioni di gas serra sono in diminuzione dal 2005, anno in cui ammontavano a 580.851 migliaia di tonnellate di CO2 equivalenti: nel 2016 sono 427.86 migliaia, con una diminuzione dell’1% circa rispetto all’anno precedente.
I tre quarti delle emissioni sono generate dalle attività produttive ed un quarto dalla componente consumi delle famiglie: tra le attività produttive, la prima responsabile delle emissioni è l’industria manifatturiera (22,1%), quindi la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (21,7%). Per la componente famiglie, “Riscaldamento/raffreddamento” e “Trasporto” incidono per il 12% ciascuna.

In Europa (Ue28), l’indicatore sulle “Emissioni di gas serra ed altri gas climalteranti pro capite” registra una lieve diminuzione tra il 2015 ed il 2016, passando da 8,8 a 8,7 tonnellate di CO2 equivalente pro capite.

Anche in Italia, con un valore al di sotto della media Ue28, la variazione è analoga, da 7,3 a 7,2 tonnellate pro capite.

Il Rapporto è scaricabile al link a seguito.

Lo Staff di Rete Clima

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