Nesso causale tra riscaldamento climatico e crisi socio-economiche nel mondo: uno studio lo conferma (a livello storico)

Segnaliamo un recente studio di un gruppo di ricercatori cinesi (pubblicato sulla rivista scientifica Pnas - Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) che riflette sul nesso causale fra le variazioni climatiche nei secoli passati in Europa e le crisi sociali nel continente europeo.

Volendo fare una sintesi dello studio, che arresta la sua analisi alla fine dell‘800, nella storia è capitato che i periodi freddi abbiano prodotto una diminuzione dei raccolti alimentari, la conseguente crescita della mortalità umana per denutrizione, una successiva diminuzione della forza lavoro in agricoltura, un logico calo della produzione agricola e quindi una spirale perversa che determinava ancora più denutrizione ed ancora più mortalità.


A partire da periodi freddi, nel giro dei 30 anni successivi si sono quindi generate rivolte sociali di elevata portata, quali guerre, rivoluzioni, migrazioni di massa: si conti che anche la Rivoluzione Francese è capitata in un periodo di crisi alimentare conseguente ad un precedente periodo di freddo –e quindi- di minor produzione agricola.

Ma cosa c’entra questa analisi che parla di freddo, con la situazione attuale in cui –all’inverso- fa più caldo a causa del riscaldamento climatico in atto?

C’entra, dato che anche il riscaldamento climatico globale e la serie di anomalie climatiche ed eventi meteoclimatici estremi comporta una diminuzione della produttività agricola.

E’ anche vero che se in un’area del mondo ci sono problemi di produzione agricola, il commercio globalizzato normalmente provvede a rifornire localmente di prodotti coltivati altrove: ma è anche vero che questo capita principalmente per l’uomo occidentale, che ha una più elevata disponibilità economica e che spende solo una piccola quota del proprio reddito per la propria alimentazione.

Il tutto a fronte di prezzi alimentari in crescita esponenziale a partire dal 2008 e ancora in questo periodo sono vicini ai massimi storici.

Si conti che anche la “primavera araba” ha trovato cause innescanti anche nella penuria alimentare, che oggi rischi di diventare causa di rivolta immediate, senza più necessità di “periodi di incubazione” trentennali (così come invece evidenziato dallo studio pubblicato su Pnas): ciò anche in relazione al fatto che energia ed alimentazione sono oggetto di speculazione finanziaria, tanto quanto ogni altro tipo di bene, logica che può portare a variabilità di prezzi finali davvero inaspettate ed ingenti.

 

Lo Staff di Rete Clima®