Plastica e crisi climatica: il legame che non si può più ignorare

Plastica e crisi climatica: il legame che non si può più ignorare

Dalle recenti alluvioni in Pakistan ai nubifragi che hanno colpito nei giorni scorsi Milano Marittima, Cervia e Riccione, gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e devastanti.

Non si tratta solo di contare vittime e danni materiali: dietro queste catastrofi c’è anche una questione irrisolta, ossia l’assenza di un trattato globale contro l’inquinamento da plastica.

Plastica e crisi climatica sono infatti due facce della stessa medaglia.

Plastica e cambiamento climatico: l’impatto della plastica sul clima

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come l’inquinamento da plastica non sia un problema isolato, ma contribuisca ad alterare processi chiave dell’ecosistema terrestre: riscaldamento climatico ma anche perdita di biodiversità, acidificazione degli oceani e consumo di acqua e suolo.

Il Plastics & Climate Project evidenzia un dato allarmante: se l’industria della plastica fosse uno Stato, sarebbe il quinto emettitore mondiale di gas serra subito dopo Cina, Stati Uniti, India e Russia.

plastica cambiamento climatico
Fonte: pexels.com

Uno studio del Lawrence Berkeley National Laboratory (LBL) stima che nel 2019 la produzione di plastica vergine abbia generato circa 2,24 gigatonnellate di CO₂ equivalente, pari al 5,3% delle emissioni globali.

Plastica, petrolio e combustibili fossili: un rapporto indissolubile

La produzione di plastica dipende per oltre il 90% dai combustibili fossili: oggi rappresenta circa il 12% della domanda totale di petrolio e l’8,5% di quella di gas naturale.

Il 70% di queste risorse viene utilizzato come materia prima, mentre il restante 30% serve a generare energia per i processi industriali collegati alla sua produzione,

Questo significa che, anche in uno scenario di transizione energetica, la plastica rischia di restare un ostacolo alla decarbonizzazione globale.

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Scenari futuri: un peso crescente del bilancio sul bilancio carbonico globale

Le proiezioni del LBL non lasciano dubbi: se la domanda di plastica continuerà a crescere al ritmo del 2,5% annuo, entro il 2050 le emissioni di gas serra raddoppieranno, arrivando a 4,75 GtCO₂e.

Con una crescita del 4% annuo, il settore arriverebbe a triplicare le emissioni raggiungendo 6,78 GtCO₂e e consumando fino al 31% del budget di carbonio disponibile per mantenere il riscaldamento globale entro +1,5°C rispetto al periodo pre-industriale.

Riciclo della plastica: soluzione o illusione?

Il riciclo meccanico può ridurre le emissioni, ma è limitato a pochi polimeri (soprattutto PET e PE) e presenta sfide di raccolta e qualità.

Il riciclo chimico richiede invece un elevato consumo energetico, che contribuisce inevitabilmente anch'esso all'aumento dell’impronta carbonica globale.

Serve quindi un approccio integrato: riduzione della produzione, eliminazione dei polimeri più dannosi, innovazione tecnologica e un serio impegno politico.

Riciclo plastica
Fonte: pexels.com

Perché serve un trattato globale contro l’inquinamento da plastica

L’assenza di un accordo internazionale frena ogni progresso.

Uno strumento vincolante a livello globale potrebbe fissare obiettivi chiari per l’industria, obbligandola a contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

Senza un’azione immediata, le relazioni dannose tra plastica e crisi climatica continueranno a rafforzarsi a vicenda.