Referendum #notrivelle (17 aprile): votare SI per dire no ad un futuro fossile

Referendum #notrivelle  (17 aprile):  votare SI per dire no ad un futuro fossile

Sono stati scritti numerosi articoli sul Referendum del prossimo 17 aprile e anche Rete Clima® ha voluto partecipare all'informazione: abbiamo infatti fin da subito condiviso l’importanza non solo di promuovere il referendum ma anche di votare SI (nota: nei referendum abrogativi, votare SI significa esprimersi per il no, in questo caso no all'estensione -senza scadenza- della durata delle concessioni di estrazione di gas e petrolio).

Mancano ormai pochi giorni e ci sembra ancora importante informare sul referendum, sulla sua esistenza, su cosa significa.

Perché oggi la questione prioritaria non sembra tanto essere il fatto se vincerà il SI, ma se si raggiungerà il quorum: probabilmente, infatti, viste le posizioni che vengono condivise tramite i media, chi andrà a votare probabilmente voterà per il SI.

Già, ma perché è importante allora che si raggiunga il quorum e che vincano i SI?

Qui diamo semplicemente qualche veloce spunto, chi poi voglia approfondire può consultare questo nostro articolo o consultare a fondo pagina i link verso altre autorevoli riflessioni di vari colleghi.

Iniziamo:
- ci ricordiamo la famosa conferenza sul clima dello scorso dicembre a Parigi, la COP 21? Il nostro Paese è stato tra i promotori dell'accordo finale di COP 21 finalizzato a ridurre le emissioni di gas serra in direzione di una economia low carbon, a contrasto del cambiamento climatico.

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Lo Sbloccaitalia del Governo Renzi fa invece emergere una contraddizione evidente nella politica energetica nazionale rispetto agli obiettivi climatici sottoscritti a Parigi, una situazione che fa chiedere a ragione che valore abbia quindi sottoscrivere questi accordi.
È necessaria coerenza verso scelte fatte non solo per il presente ma anche per le generazioni future che si troveranno a fronteggiare le peggiori conseguenze del climate change;

- può essere vero che si incassino 300-400 milioni di euro all'anno dalle aziende petrolifere (comunque molto meno di quanto succederebbe in uno stato estero), ma qual'è il valore che avrebbe preservare la vera ricchezza dell'Italia, ovvero il paesaggio e la bellezza? Un patrimonio culturale e paesaggistico inestimabile!;

- per non parlare della ricchezza del turismo, sempre più basato sulla sostenibilità che dovrebbe essere la prima industria italiana e che viene messa a rischio da scelte energetiche anacronistiche;

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- come dimostrano le inchieste giudiziarie di questi giorni, sono i forti interessi economici di pochi soggetti che guidano le scelte che dovrebbero essere per tutti: ci vuole un cambio di rotta, per vantaggi economici veri per i territori e la collettività;

- bisogna ricordarsi che le posizioni scientifiche sono concordi sulla necessità di un futuro energetico rinnovabile, peraltro più economico rispetto al sistema high-carbon basato sui combustibili fossili, ma vengono sistematicamente ignorate;

- la teorica perdita di posti di lavoro è praticamente nulla (si potrebbe approssimare alle sole poche decine di persone che lavorano sulle piattaforme oggetto del referendum, molte delle quali peraltro completamente automatizzate!, e comunque solo alla fine delle concessioni): le attività estrattive sono comunque a termine, e gli investimenti nel settore delle rinnovabili ne genererebbero il triplo. Aver disincentivato gli investimenti nelle fonti rinnovabili ha invece già fatto perdere 60.000 posti di lavoro, un gravissimo problema di cui nessuno parla;

social_TRIVELLE_header-g-e1458586122991- il vero e unico importante significato del referendum è la promozione di una nuova politica energetica basata sulle fonti rinnovabili. Se continuiamo ad affidarci a gas e petrolio, destinati comunque a finire, il sistema non cambierà mai e saremo sempre e comunque dipendenti dall’estero. Ricordiamoci che la quota di rinnovabili per la produzione energetica è già oltre il 40 % e che sono qui da fare gli investimenti veri!;

- petrolio e gas estratti in Italia sono peraltro una quota del tutto marginale rispetto al fabbisogno naazionale: come ci ricorda Aspo Italia si tratta rispettivamente dell’1% e del 3%;

- ci piace sottolineare anche le parole di Papa Francesco nell'Enciclica "Laudato sii" della scorsa estate, dove si sottolinea l’importanza di preservare la casa comune, perseguendo politiche ambientali volte alla salvaguardia delle risorse;

- infine non dimentichiamo l'importanza di utilizzare l'unico strumento di democrazia diretta che ci rimane: andare a votare è un atto di partecipazione e impegno, mai una perdita di tempo!

Lo Staff di Rete Clima®

Per approfondimenti:

- Approfondimento di Nicola Armaroli (Dirigente di ricerca del CNR e Direttore di Sapere)
- Approfondimento su Greenreport: "Referendum del 17 Aprile, facciamo chiarezza in 18 punti"
- Approfondimento di Salviamo il paesaggio:"Referendum trivelle: salviamo il nostro mare e il nostro futuro con un sì, per tanti buoni motivi"