Chiusa la COP 22 di Marrakech: pochi i risultati, ma l’Accordo di Parigi è valutato “irreversibile”

Chiusa la COP 22 di Marrakech: pochi i risultati, ma l’Accordo di Parigi è valutato “irreversibile”

Si è chiusa Sabato la COP 22 di Marrakech.

Era stata da più parti definita come la "COP delle attese": dopo l'entrata in vigore del "Paris Climate Agreement" a inizio novembre ci si augurava infatti che questa Conferenza delle Parti iniziasse a declinare concretamente l'Accordo, peraltro entrato in vigore in tempi record (dopo un solo anno rispetto alla chiusura della COP 21 di Parigi 2015, un tempo ridotto rispetto agli 8 anni necessari al Protocollo di Kyoto).

In realtà non è andata come ci si aspettava nel senso che, complice anche il risultato delle elezioni USA, le Parti non sono state in grado di definire azioni concrete rispetto all'Accordo di Parigi: sono riuscite solo ad identificare le procedure ed un piano di lavoro per codificare nuovi obiettivi climatici nazionali entro il 2018, oltre che a ragionare con fatica sugli strumenti in grado di supportare gli Stati che più subiranno gli effetti del climate change.

paris-climate-agreementUn punto di forte difficoltà negoziale è stato il "Green Climate Fund", il fondo economico istituito alla COP 16 di Cancun e perfezionato nella scorsa COP 21 di Parigi per aiutare nelle azioni di mitigazione-prevenzione e nell'adattamento al climate change, per finanziare meccanismo "loss & damage" e per risarcire i danni subiti dai Paesi in Via di Sviluppo più vulnerabili a quel cambiamento climatico innescato proprio dalle economie sviluppate: riguardo questo Fondo numerose sono state le difficoltà di accordo sia per recuperare le cifre del finanziamento (a Parigi si era deciso un budget per tale fondo pari a 100 miliardi di dollari/anno) sia in merito ai tipi di controlli che i "Paesi contribuenti" dovranno svolgere nei confronti delle modalità di impiego di tali fondi nei PVS destinatari.

barile-petrolioSi è trattata di una COP per alcuni versi paradossale, dal momento che ha accolto una ampia schiera di "osservatori" provenienti dal mondo delle Aziende delle fonti energetiche fossili (tra i quali: ExxonMobil, Chevron, BP, Shell, Total, BHP Billiton, Peabody, Glencore) e del loro associazionismo (erano presenti: World Coal Association, Business Council of Australia, Business Europe e Business Roundtable): queste realtà, acclarate "negazioniste climatiche", hanno potuto rappresentare i propri interessi grazie allo stato di “osservatori” loro accordato dall'Organizzazione della COP, che ha dato loro accesso alla maggior parte delle trattative.

Volendo trovare una nota positiva in un quadro di così scarsa concretezza, si deve guardare la dichiarazione che i partecipanti alla COP 22 (compresi gli USA presenti con rappresentanti dell'amministrazione Obama) hanno indirettamente indirizzato a Donald Trump ed alle sue idee negazioniste: la Dichiarazione di Marrakech definisce l'Accordo di Parigi come "irreversibile", cercando di tutelare tutte la Parti dalle possibili derive anti-climatiche della prossima nuova Amministrazione USA.

Da segnalare anche l'impegno alla revisione e controllo degli impegni climatici nazionali (NDC - Nationally Determined Contributions) con scadenza al 2018, sempre in linea con l’obiettivo di COP 21 di Parigi di contenere dell'aumento di temperatura a +1,5°C rispetto all'era pre-industriale.
Senza però una significativa riduzione delle emissioni (che secondo l'"Emission Gap Report" dell'United Nation Environmental Programme dovrebbero essere ridotte di un ulteriore 25% rispetto agli obiettivi attuali), i valori obiettivo degli attuali INDC porterebbero infatti ad un aumento della temperatura media globale intorno ai +3°C entro la fine del secolo, una situazione assolutamente insostenibile dal punto di vista climatico ed ambientale.


Si lascia infatti Marrakech con l’adozione di un programma di lavoro per definire il regolamento del "Paris Climate Agreement" entro la COP24 del 2018, al fine di operare la prima revisione degli impegni di riduzione emissiva assunti a Parigi lo scorso dicembre: il regolamento da approvare entro il 2018 dovrà altresì stabilire in quale modo i Paesi monitoreranno i loro impegni per il taglio dei gas serra (Nationally Determined Contributions).

Mariagrazia Midulla (Responsabile Cima ed Energia - WWF Italia): "C’è ancora molto lavoro da fare, il ‘gap delle emissioni’, cioè il divario tra gli obiettivi necessari per prevenire il cambiamento climatico più pericoloso, seguendo anche e indicazioni della comunità scientifica e gli obiettivi dei governi finora dichiarati, continua a crescere. La drastica e urgente riduzione delle emissioni e l’adattamento al cambiamento climatico già in atto sono essenziali per la futura prosperità, sicurezza e salute del mondo".

Mentre ciò accade si registra come l'Ottobre 2016 abbia fatto registrare il record come terzo mese più caldo da quando esistono le misurazioni climatiche, e come le temperature artiche stiano mostrando valori di anche + 20 °C oltre la media del periodo:

climate-record-october-2016

Qui un altro contributo:

Lo Staff di Rete Clima®