Carbon Neutrality, Net Zero e Climate Positive: la decarbonizzazione delle Aziende

Carbon Neutrality, Net Zero e Climate Positive: la decarbonizzazione delle Aziende

Benchè sempre più spesso la comunicazione aziendale ne faccia uso, termini quali Net Zero, Carbon Neutrality, Climate Positive sembrano non lasciare all’interlocutore una chiara idea del loro significato, che spesso peraltro si confonde fra un termine e l'altro.

C’è sicuramente bisogno di chiarezza, e questo articolo vuole essere una guida in questa direzione.

L’importanza della terminologia per l'azione e la comunicazione climatica

Le dichiarazioni aziendali relative alla decarbonizzazione, in particolare i termini sopracitati, hanno un significato ben preciso e distinto. Affermare che la propria azienda sia Carbon Neutral non è equivalente ad annunciare che si intende perseguire il Net Zero, o nemmeno che lo si è raggiunto.

Un’azienda che intende diventare Climate positive, invece, sta dichiarando l'obiettivo di diventare Carbon negative.

Strategia: utilizzare questi termini in maniera corretta è essenziale per costruire un buon piano di decarbonizzazione: anche perchè Carbon Neutrality, Net Zero e Climate Positive, non sono altro che definizioni di diversi stadi di una strategia di mitigazione climatica, che deve essere ben costruita e ben gestita.

Comprendere questi termini, dunque, significa entrare nel merito di come un’impresa virtuosa possa affrontare la sfida della decarbonizzazione, primo passo per affrontarla con ordine.

Il dubbio: essere Climate Neutral contribuisce al Net Zero? Meglio un obiettivo Net Zero o un obiettivo Climate Positive? O entrambi?”

decarbonizzazione

Comunicazione: i termini, poi, sono il fondamento di una buona comunicazione climatica, sono essenziali per veicolare correttamente la propria posizione e le proprie intenzioni, il loro buon uso permette di evitare non solo di incorrere nel greenwashing, ma anche di vedere sottovalutato il proprio impegno.

Ma cosa significano queste locuzioni, dunque? E qual è il percorso di mitigazione che descrivono?

Carbon neutral e Climate neutral

La Climate Neutrality è uno statement “di breve termine”: indica che l’azienda ha avviato un piano di riduzione delle proprie emissioni serra e - contemporaneamente - un offsetting (compensazione) di tutte le emissioni di gas a effetto serra residue, generate durante l’anno.

Per offsetting si intende la promozione di progetti di mitigazione climatica realizzati al di fuori della catena del valore dell'Azienda, che possono essere orientati a:

  • rimozione dei gas serra dall’atmosfera attraverso Nature-based Solutions (quali la forestazione, il ripristino degli ecosistemi, la compartimentazione del carbonio vegetale nel suolo), o attraverso impianti di rimozione meccanica (detti di “Direct Air Capture”), etc.
  • riduzione delle emissioni di gas serra attraverso, per esempio, il sostegno a progetti legati ad impianti a fonti rinnovabili che sostituiscono impianti alimentati da fonti fossili in un Paese in via di sviluppo.

Normalmente l'offsetting viene operato attraverso l'annullamento di crediti di carbonio generati da questi stessi progetti.

net zero

Quando il totale delle emissioni GHG generate nell’anno è pari al totale riassorbito o ridotto al di fuori della value chain, l’azienda può dichiararsi Climate Neutral.

Rispetto al termine Carbon Neutral, specifico per le emissioni di CO2, Climate Neutral fa in genere riferimento a tutti i gas serra compresi i gas fluorati, il metano, l’ossido di diazoto, etc., identificando - di fatto - la neutralizzazione della CO2eq calcolata.


La strada per la Climate Neutrality richiede dunque:

  • il calcolo delle emissioni,
  • l'attuazione di misure di riduzione emissiva dentro i confini organizzativi aziendali,
  • la neutralizzazione delle emissioni residue attraverso l’acquisto di crediti di carbonio, meglio se certificati in conformità a standard riconosciuti (quali primariamente Gold Standard e VCS-Verra).


Net Zero

A differenza della Climate Neutrality, il Net Zero non è un concetto riferibile a un determinato anno soltanto, non è temporalmente “puntuale”.

Indica invece un percorso di lungo termine con l’obiettivo di raggiungere “emissioni nette zero” intorno al 2050: questo obiettivo è in linea con il target dell’Accordo di Parigi di cui alla COP 21 (2015), cioè limitare il riscaldamento globale a +1,5°C a fine secolo.

Tale percorso implica una drastica riduzione delle proprie emissioni di CO2 fino ad annullarle, o quasi, al 2050. Il “quasi” sta ad indicare che per alcuni settori, detti “hard to abate”, non sarà possibile abbattere totalmente le emissioni entro il 2050 per motivi tecnici o economici: si tratta di settori come l’aviazione, l’agricoltura, la siderurgia.

net zero

La Science Based Target Initiative (SBTi), punto di riferimento nell’ambito del Net Zero, richiede riduzioni delle emissioni GHG assolute in media del 90%, variabili a seconda del settore. Le emissioni “hard to abate” rimanenti, una volta raggiunto l’obiettivo di riduzione, dovranno essere rimosse permanentemente dall’atmosfera.

A differenza della Carbon/Climate Neutrality, il Net Zero è un obiettivo Science Based, in quanto corroborato dall'analisi scientifica: “Nei percorsi simulati […] di 1.5°C, le emissioni globali antropogeniche nette di CO2 diminuiscono di circa il 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 […], raggiungendo il net zero intorno al 2050” con “contemporanee profonde riduzioni nelle emissioni di forzanti non-CO2, in particolare il metano” (IPCC).

Una strategia Net Zero è solida se l’obiettivo a lungo termine è supportato da obiettivi intermedi (a 5-10 anni per SBTi), fondamentali per non iniziare “troppo tardi” e riuscire ad ottenere le riduzioni richieste al 2030 ed al 2050.

Strategia di offsetting verso la Carbon Neutrality: utile anche per il Net zero?

L'IPCC ha ribadito che, in un’ottica globale, la rimozione delle emissioni dall’atmosfera “è soggetta a molteplici limiti di fattibilità e sostenibilità” e “non [scientificamente] provata (IPCC), se non per la piccola parte di emissioni residue che non è altrimenti possibile ridurre nei settori “hard to abate”.

In altre parole, siamo in grado di riassorbire dall’atmosfera solamente una parte assai limitata delle emissioni che produciamo.

“Fare affidamento sulle tecnologie di rimozione è uno dei maggiori rischi per la nostra abilità di limitare il riscaldamento a 1,5°C.” (IPCC).

Stessa cautela deve essere adottata per le riduzioni realizzate al di fuori della propria value chain: la Climate Neutrality è quindi un’azione con un orizzonte di breve periodo ed è aggiuntiva ed integrativa al percorso di riduzione emissiva verso il Net Zero: ciò significa che serve impostare piani di riduzione emissiva verso il net zero, puntando però nel breve periodo alla carbon neutrality come strategia di mitigazione climatica immediata, nel mentre i piani di riduzione vanno a regime e riescono a mostrare i propri effetti positivi.

L’immagine sotto ben esemplifica la differenza fra i due concetti:

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La carbon neutrality potrebbe di fatto nascondere un aumento delle emissioni dell’impresa - Credits: SBTi


Raggiungere il Net Zero richiede dunque, oggi:

  • il calcolo delle emissioni di gas serra (Carbon Footprint);
  • il calcolo di target di medio termine (5-10 anni), compatibili con la pianificazione aziendale (SBTi fornisce standard e strumenti a questo scopo);
  • la pianificazione di una strategia concreta per il raggiungimento di tali target e la sua messa in atto.

Climate positive e Carbon negative

Questi due termini sono in generale intercambiabili, ma ancora non si è affermata una definizione univoca circa il loro significato.

Si tratta di rimuovere dall’atmosfera o ridurre altrove più GHG di quanti vengano emessi, con due accezioni differenti:

  • per alcuni il concetto di “Climate positivity” è analogo a quello di “Carbon Neutrality”, è attivabile immediatamente e richiede però il sostegno a progetti di offset in quantità maggiore - e non solo pari - rispetto alle emissioni prodotte annualmente dall'azienda;
  • per altri significa rimuovere dall’atmosfera più GHG di quanti vengano emessi solo dopo aver raggiunto riduzioni delle emissioni fino a un livello minimo in linea con la scienza. In questo caso, si tratta di un “potenziamento” del target Net Zero, sostanziato dal fatto che, stando alle proiezioni scientifiche del clima, dopo il 2050 avremo necessità di rimuovere più CO2 di quanta ne sarà emessa a livello globale.

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Qui rappresentato il concetto di Climate positive nella sua seconda definizione

Un esempio di applicazione di queste definizioni è l'impegno di Microsoft: diventare carbon negative entro il 2030, riducendo del 50% le proprie emissioni, sia dirette sia relative alla value chain, e riassorbendo in quantità maggiore rispetto alla metà rimanente: Microsoft prevede invece per il 2050 di “rimuovere dall’ambiente tutto il carbonio emesso dalla compagnia, o direttamente o a seguito del consumo elettrico, da quando è stata fondata nel 1975”.

Non esistono, ad oggi, standard internazionali relativi al claim di “Climate positivity”, per questo Rete Clima pone grande cura nello sviluppo in azienda di un percorso di decarbonizzazione che sia concreto e in linea con la scienza.

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