Net Zero Industry Act: il piano della Commissione per promuovere le industrie clean tech sul territorio dell’Unione

Net Zero Industry Act: il piano della Commissione per promuovere le industrie clean tech sul territorio dell’Unione

Entro il 2030 produrre almeno il 40% del fabbisogno annuo di prodotti “clean tech” all’interno dell’UE.

È questo l’obiettivo principale della proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea lo scorso 16 marzo: ilNet Zero Industry Act. Si tratta del primo pacchetto attuativo del Green Deal Industrial Plan, il Piano industriale europeo per attuare il Green Deal, annunciato da Ursula Von der Leyen lo scorso febbraio al World Economic Forum.

Il piano, oltre ad accelerare il progresso verso gli obiettivi climatici dell’Unione (Net Zero al 2050, riduzione del 55% delle emissioni GHG entro il 2030), punta a rafforzare la produzione industriale europea di prodotti tecnologici per la decarbonizzazione (cosiddetti clean tech), con lo scopo ultimo di renderla più competitiva, resiliente e meno dipendente dalle importazioni dall’estero.

Ad oggi, infatti, il vecchio continente produce solo il 10% dei pannelli solari che installa, importando il resto dalla Cina; sempre dalla Cina importiamo più di un quarto dei veicoli elettrici e delle batterie.

L’atto può essere considerato un tentativo di arginare il predominio cinese e una contromossa nei confronti dell’Inflation Reduction Act (IRA) americano, approvato dal Congresso la scorsa estate, che ha allocato ben 369 miliardi di dollari in misure a favore del clima, prevalentemente agevolazioni fiscali per la produzione di energia a basse emissioni di carbonio e per l’acquisto di veicoli elettrici.

Le tecnologie Net Zero strategiche

Il documneto individua otto tecnologie strategiche soggette all’obiettivo di raggiungimento del 40% di produzione domestica e destinatarie di sostegni pubblici specifici.

La loro selezione  è basata su tre criteri: il livello di maturità tecnologica, il potenziale contributo alla decarbonizzazione, la competitività e i rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento.

In cima alla lista troviamo le rinnovabili – solare fotovoltaico e termico, turbine eoliche onshore e offshore - gli elettrolizzatori per l’idrogeno e le celle a combustibile, le batterie, le pompe di calore e l’energia geotermica, le tecnologie di miglioramento della rete. Nell’elenco sono inclusi anche i sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CCS) e il biometano.

L’energia nucleare, limitatamente agli SMR (small modular reactor) e alle tecnologie avanzate che producono scorie minime, e i combustibili alternativi (biocarburanti e e-fuels), invece, non vengono considerati strategici; nonostante ciò, potranno comunque godere di un sostegno parziale da parte degli Stati e di processi di autorizzazione mediamente più rapidi.

I primi due pilastri del Net Zero Industry Act

La Commissione propone di operare tramite dei pilastri (pillar) chiave.

Il primo consiste nella semplificazione dell’attuale quadro normativo: dovranno essere ridotti gli oneri amministrativi e semplificati i processi di rilascio delle autorizzazioni. In particolare, i progetti strategici net-zero potranno beneficiare di tempi di autorizzazione più brevi, con un massimo di 12 mesi per capacità produttiva superiore a 1 GW e di 9 mesi per quelli inferiori a 1 GW; per la filiera del nucleare e combustibili alternativi la durata dell’iter sarà al massimo di rispettivamente 18 mesi e 12 mesi.

Il secondo pilastro riguarda l’accelerazione della cattura e stoccaggio di CO2 (tramite CCS) da parte delle industrie a più alte emissioni di carbonio. Viene fissato l’obiettivo di raggiungere, entro il 2030, una capacità di stoccaggio europea annuale di 50 Mt (milioni di tonnellate) di CO2, con contributi proporzionali da parte dei produttori di petrolio e gas dell’Unione.

Ricordiamo che la CCS si basa su tecnologie in grado di intrappolare la CO2 emessa dagli impianti prima ancora che entri in atmosfera. Si tratta di tecnologie che, nonostante siano fortemente appoggiate dall’industria dei fossili, al momento sono estremamente energivore e costose.

Un altro ostacolo importante al loro sviluppo quale soluzione climatica praticabile, è il reperimento dei siti geologici adatti allo stoccaggio della CO2, compito spettante agli Stati membri, ma al momento non ancora attuato da alcuno di questi; solamente Danimarca e i Paesi Bassi stanno elaborando dei piani al riguardo.

Crediti: Unsplash

Net Zero Industry Act: gli altri pilastri

Altri due pillar prevedono l’impegno delle autorità pubbliche nel favorire criteri di assegnazione nelle gare e negli appalti che includano le clean tech e la diffusione delle competenze necessarie agli addetti impiegati nel settore green. A tal scopo verranno create di accademie del lavoro, le “Net Zero Industry Academies”, ognuna delle quali specializzata in una determinata tecnologia net zero.

Gli Stati membri dovrebbero poi istituire, su richiesta di qualsiasi impresa che sviluppi tecnologie innovative a zero emissioni, dei cosiddetti “sandbox normativi”, cioè degli spazi di sperimentazione con regimi normativi eccezionali e temporanei in cui poter sviluppare, sperimentare e convalidare tali tecnologie, prima ancora della loro immissione sul mercato o messa in servizio: una specie di “ambiente protetto”.

Da ultimo, per spianare la strada all'adozione di tecnologie net zero a livello globale, l'atto prevede che l'UE possa collaborare con Paesi che condividono gli stessi obiettivi, dando vita a partenariati industriali net zero internazionali.

L’implementazione del regolamento: la Net Zero Europe Platform

L’implementazione dei pilastri analizzati sopra è affidata a una “piattaforma Net Zero Europe”. Suoi compiti saranno il coordinamento delle azioni tra la Commissione e gli Stati membri e lo scambio di informazioni, anche riguardo ai partenariati industriali.

La piattaforma, inoltre, sosterrà gli investimenti necessari all’implementazione del regolamento, individuando le esigenze finanziarie, le strozzature e le migliori pratiche per i progetti in tutta l’UE. Favorirà poi i contatti tra diversi settori net zero europei e farà da supervisore alle accademie per la formazione dei lavoratori del settore. Alla piattaforma potranno esser invitati anche rappresentanti del settore ed esperti.

Le altre proposte di regolamento della Commissione

Sempre il 16 marzo, per completare il quadro del Green Deal Industrial Plan, la Commissione ha presentato anche un secondo pacchetto, la proposta di regolamento sulle materie prime critiche, il Critical Raw Materials Act, piano che dovrebbe garantire una supply chain in parte domestica delle materie prime essenziali per lo sviluppo dell’industria clean tech.

Da ultimo è stata formulata anche una proposta di riforma del mercato dell'energia elettrica, che consentirà ai consumatori di beneficiare dei bassi costi di produzione delle energie rinnovabili.

Tutte le proposte della Commissione dovranno ora essere discusse e, eventualmente, approvate sia dal Parlamento europeo che dal Consiglio, secondo il normale iter legislativo europeo.

ET e PV per Rete Clima


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