Aziende green: finanziamenti ed agevolazioni fiscali nell’ambito del PNRR e del quadro europeo per la finanza sostenibile

Aziende green: finanziamenti ed agevolazioni fiscali nell’ambito del PNRR e del quadro europeo per la finanza sostenibile

Siamo ad un passo dal mancare l’obiettivo più stringente dell’accordo di Parigi, cioè contenere a fine secolo l’aumento della temperatura media globale entro i +1.5°C rispetto all’epoca preindustriale.

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Crediti: Copernicus

È dunque sempre più urgente accelerare nel cammino di transizione ecologica già iniziato, operando una radicale trasformazione del nostro modo di produrre beni ed energia. Tutte le componenti della società sono chiamate a svolgere la loro parte, dai Governi alle Aziende.

Già 74 Paesi, che rappresentano oltre l'80% del PIL mondiale, hanno assunto impegni per l'azzeramento delle emissioni. L’ SBTi riporta che, a fine 2021, le aziende coinvolte in un percorso di decarbonizzazione con obiettivi di net zero in linea con la scienza erano più di 2250, con un patrimonio totale di ben 38.000 miliardi di dollari, pari a un terzo della capitalizzazione globale.

Ma quali sono gli incentivi che le istituzioni hanno messo a disposizione del mondo imprenditoriale per sostenere lo sviluppo della green economy?

Vediamoli insieme considerando dapprima i finanziamenti pubblici, europei e specificatamente italiani, per poi fare un breve accenno anche alle opportunità offerte dalla finanza privata.

L’Unione Europea e gli incentivi per le aziende: capitali pubblici e privati        

Green deal e Next Generation Eu: le risorse finanziarie pubbliche

Nel 2019 la Commissione Europea ha presentato il Green Deal, un pacchetto di iniziative politiche che si pone l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, indicando chiaramente nella sostenibilità ambientale l’orizzonte strategico di sviluppo dell’Unione nei prossimi decenni.

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Il Green Deal Europeo, Crediti: EU

A seguito della crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19, a luglio 2020 l’esecutivo europeo ha istituito un programma di ripresa, il Next Generation EU (NGEU), noto anche come Recovery Fund, con lo scopo di promuovere una robusta ripresa dell’economia europea all’insegna della transizione ecologica e della digitalizzazione. La dotazione finanziaria del pianoèdi 750 miliardi di euro, con il 37% dei fondi stanziati destinati al sostegno dell’azione per il clima.

L’attuazione del NGEU in Italia: il PNRR “in teoria”

Per ricevere la propria parte di fondi pubblici previsti dall’NGEU, ogni Stato Membro ha dovuto elaborare un “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (PNRR), sottoponendolo ad approvazione da parte di Bruxelles.  L’Italia è lo Stato che ha ricevuto la quota maggiore di aiuti: 191,5 miliardi di euro, cui si devono aggiungere altri fondi nazionali e comunitari, per un totale di circa 235 miliardi di euro.

PNRR Figura 1 Ripartizione dei fondi disponibili

Gli investimenti si articolano su un orizzonte temporale di 5 anni, dal 2021 al 2026, secondo una sequenza predefinita e concordata con le Istituzioni europee, che impone tempi di realizzazione stringenti. I rimborsi vengono chiesti su base semestrale e sono elargiti solo a fronte dell’effettivo conseguimento di traguardi e di obiettivi intermedi (Targets and Milestones).

Il Piano consta di 6Missioni” (vedi figura 2), le quali si articolano in 16 “Componenti” totali - aree di intervento che affrontano sfide specifiche - composte a loro volta da “Investimenti” e “Riforme”.

PNRR Figura 2 Le sei missioni

Si tratta davvero di un’opportunità storica per il nostro Paese, che avrà un impatto positivo su PIL e occupazione, permettendo alle imprese di rinnovarsi sia da un punto di vista tecnologico-digitale che di sostenibilità ambientale.

In particolare, la Missione 2 – per la quale sono stanziati in totale 69,94 miliardi di euro (più del 30% dei fondi del PNRR) – riguarda direttamente la transizione ecologica e si declina nelle quattro componenti riportate in figura 3.

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PNRR Figura 3 Le 4 componenti della Missione 2

Il PNRR e le imprese

Ma quanti di tutti questi stanziamenti sono destinati alle imprese?

La stima iniziale nella ripartizione delle risorse del PNRR prevedeva il 18,7% del totale a favore di “incentivi e crediti di imposta alle imprese”. Si tratta di una delle voci di spesa più consistenti, seconda solo al 32,6% di investimenti in “lavori di costruzione e opere di edilizia civile”.

Crediti: Ministero della Funzione Pubblica

Lo stanziamento più ingente riguarda il rifinanziamento del piano Transizione 4.0, nell’ambito della Missione 1 – Componente 2 “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”: si tratta di 18,45 miliardi di euro complessivi.

Ricordiamo che il PNRR prevede l’erogazione dei fondi tramite tre strumenti principali:

  • risorse a fondo perduto, che cioè non prevedono l'obbligo di restituzione dell’importo erogato e dei suoi interessi all'Ente emittente;
  • benefici fiscali sotto forma di credito d’imposta: le spese possono essere scorporate, in diverse percentuali a seconda del caso, dai tributi da corrispondere al fisco;
  • finanziamenti agevolati, cioè prestiti offerti ad un tasso di interesse minore di quello previsto dal mercato.

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Crediti : Unsplash Scott Graham

Il PNRR “in pratica”

Ma cosa significa tutto questo in pratica per le aziende?  In che modo è possibile accedere ai finanziamenti?

L’accesso ai fondi avviene presentando domanda di partecipazione ai bandi di volta in volta pubblicati. Questi sono diversificati a seconda del settore preso in considerazione.

A volte i fondi sono assegnati semplicemente su base temporale fino all’esaurimento o alla scadenza del termine di presentazione.  Altre volte, invece, viene redatta una classifica a seconda del punteggio di merito (principio del contributo all’obiettivo climatico e digitale o “tagging”): l’impresa richiedente e il piano di investimento da essa proposto vengono attentamente valutati non solo per quanto riguarda il ritorno in ambito finanziario, ma soprattutto per quello in ambito tecnologico o innovativo o sostenibile/sociale.

In linea con le regole del Recovery Fund, il PNRR prevede che tutti gli interventi, pena l'inammissibilità, siano coerenti con il principio Do Not Significant Harm (DNSH), ossia del non arrecare nessun danno significativo all’ambiente, ai sensi della Tassonomia dell'UE.

In alcuni casi particolari, l’azienda potrebbe essere tenuta a presentare una relazione di “sostenibilità aziendale”. certificazioni ambientali, del tipo Carbon Footprint di Organizzazione o Label di prodotto, costituiscono sempre un valore aggiunto.

Fac-simile di autocertificazione da allegare alla richiesta di partecipazione a un bando PNRR

Insomma, essere sostenibili paga, non solo in termini di brand reputation o di riduzione dei consumi energetici ottenuti grazie al percorso di decarbonizzazione intrapreso, ma anche in termini finanziari: miglior posizionamento nel ranking dei bandi pubblici, ma anche maggiore probabilità di aggiudicarsi prestiti agevolati da banche e assicurazioni.  

Incentivi per le imprese: l’Europa e la finanza privata

Gli incentivi per le Aziende non si limitano infatti ai finanziamenti ed incentivi pubblici.

La transizione ecologica che dobbiamo operare è di dimensioni tali che non basteranno i fondi pubblici, ma sarà necessario anche il contributo dei capitali privati.

La Commissione Europea ne è ben consapevole, tanto che a marzo 2018 ha presentato l’ “Action plan on sustainable finance”, proprio con l’obiettivo principale di  orientare i flussi di capitale privato verso investimenti sostenibili.

Azioni da intraprendere per realizzare il Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile. Crediti: EU Commission

La Tassonomia

Il perno attorno cui ruota tutto il lavoro dell’UE riguardo la finanza sostenibile è la Tassonomia,  la classificazione che delinea i criteri per definire se un’attività economica sia sostenibile o no nell’ambito di sei obiettivi ambientali e sociali.

Dopo l’approvazione dei criteri tecnici relativi ai primi due obiettivi (mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici) da parte del Parlamento Europeo, l’entrata in vigore della Tassonomia è prevista per il 1° gennaio 2023.

Uno dei dati che banche ed assicurazioni devono comunicare alle autorità centrali è il Green Asset Ratio (GAR), che rappresenta quale quota delle attività comprese nel loro portafoglio (inclusi i prestiti) è allineata alla tassonomia UE.

Le imprese operanti in ambiti non allineati alla Tassonomia, o che non forniranno i dati richiesti, potrebbero vedersi ridotto l’accesso al credito. Già oggi alcuni istituti offrono alle aziende green prestiti a tasso d’interesse agevolato.

Tassonomia_europea

I green bonds

Un’ultima importante fonte di capitali privati sono i cosiddetti Green Bonds. Trattasi di titoli di debito che possono essere emessi sia da istituzioni finanziarie che da enti pubblici o da privati, allo scopo di finanziare e sostenere progetti green. Negli ultimi anni il loro mercato risulta in forte crescita, soprattutto in Europa, come si può vedere dal grafico sottostante.

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Crescita del mercato dei Green Bond in miliardi di dollari, con suddivisione per continente. Crediti: Climate Bond Initiative

La stessa EU ha intenzione di raccogliere il 30% dei fondi del NGEU tramite Green Bonds.

Inoltre, come parte integrante del Piano sulla finanza sostenibile, l’esecutivo europeo ha anche presentato una proposta di definizione di standard rigorosi  cui si dovrebbero attenere gli emettitori di queste obbligazioni: l’ European Green Bond Standard (EU GBS). Insomma, l’accesso al credito sarà sempre più vincolato a criteri di sostenibilità, sia in ambito ambientale che socialePotersi definire azienda sostenibile o no farà sempre di più la differenza.

ET e PV per Rete Clima


Sul portale di Italiadomani,  messo online in occasione del lancio del Pnrr si possono trovare tutti i progetti, con relativo finanziamento e data di realizzazione.

I progetti gestiti nello specifico dal Ministero della Transizione Ecologica sono consultabili qui.


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