Come far capire che i cambiamenti climatici sono reali? Comunicare il clima e combattere le fake news

Come far capire che i cambiamenti climatici sono reali? Comunicare il clima e combattere le fake news

Come combattere in maniera efficace le bufale e la disinformazione sui cambiamenti climatici?  Qui condividiamo qualche idea su come fare!

Di Letizia Palmisano giornalista ambientale

Parlare dei cambiamenti climatici in maniera efficace

A molti di noi sarà successo di aver parlato con qualcuno circa i cambiamenti climatici e di aver adeguatamente attratto l’attenzione dell’interlocutore o, invece, di aver incontrato qualche "scettico climatico" (ovvero uno “ben disinformato”) sul riscaldamento globale e di non essere riusciti a spiegare bene perché la Terra abbia la febbre.

Pur essendo certi delle nostre corrette conoscenze sul riscaldamento terrestre, citando magari dati e ricerche condotte da Premi Nobel o enti di ricerca, potrebbe essere capitato di rimanere insoddisfatti da quanto comunicato e di non esser convinti della nostra chiarezza espositiva. Non solo verso gli scettici, ma anche nei confronti degli altri che - non avendo una opinione consolidata – forse saranno andati in confusione o comunque continueranno ad ignorare quello che ogni singolo individuo dovrebbe avvertire come un problema proprio e comune.

Il nostro consiglio è di non demordere ma di approfondire, insieme a noi con questo articolo, come modificare la strategia di comunicazione sinora utilizzata.

Visto che solo se saremo in tanti ad impegnarci, i risultati saranno efficaci (e tempestivi), abbiamo pensato ad alcuni consigli utili come “cura anti fake news” per il clima  e non solo. Ciò è stato possibile anche grazie alle preziose indicazioni tratte da due manuali gratuiti che vi consigliamo di leggere.

I primi consigli sono i “Principi per una comunicazione efficace e per il coinvolgimento dei cittadini sul cambiamento climatico” stilati dal Climate Outreach su incarico dell’IPCC la cui traduzione italiana è stata curata da Climalteranti. Sebbene il manuale sia stato pensato per gli scienziati del clima, presenta indicazioni molto utili a chiunque voglia informare correttamente sul tema. Sapere come presentare dati e fatti è infatti fondamentale: la sensibilità pubblica sui temi del climate change - è dimostrato dalle scienze sociali - cambia proprio a seconda del punto di vista con cui viene presentata la questione. Per questo le raccomandazioni seguenti sono da ritenersi molto preziose.

Noi vi suggeriamo di scaricare tutto l’e-book, ma vi anticipiamo i punti da tenere a mente.

Alla base della guida ci sono 6 principi chiave, presentati con riferimenti dettagliati, consigli pratici ed esempi applicativi:

1.Mostrarsi sicuri nel comunicare: parlare con sicurezza e rimanendo se stessi, aiuta ad instaurare un clima di fiducia con chiunque sia il nostro pubblico in quel momento. Altro elemento importante è l’essere consapevoli di cosa l’opinione pubblica pensi su un certo argomento aiuterà a calibrare la comunicazione in base alla sensibilità degli ascoltatori.

2.Parlare di cose concrete: benché siano dati essenziali per la lotta al climate change, partire dai "grandi numeri" del cambiamento climatico potrebbe creare un distanziamento psicologico con i vostri interlocutori: obiettivi di temperatura media globale e concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera potrebbero risultare “astratti” per chi ci ascolta. Meglio esporre esempi tratti dalle esperienze quotidiane, vicine a quelle dei nostri interlocutori: metafore e analogie potranno sortire l’effetto sperato rispetto a tanti numeri. Fondamentale sarà anche scegliere un linguaggio chiaro e partire da chiavi comunicative comprensibili. Diversi studi hanno evidenziato come le “cornici” della riduzione degli sprechi e gli effetti positivi sulla salute funzionino bene con ogni tipo di platea e che quello di “equilibrio” sia un concetto che può essere usato in senso metaforico, in cui il cambiamento climatico sia sintomo di quanto il mondo si trovi in uno stato di disarmonia e malessere.

3.Affrontare temi su cui il pubblico può essere sensibile: limitarsi a riportare i fatti non basta a catturare l’attenzione del pubblico, poiché bisogna riuscire a metterli in relazione con i valori morali di chi ci ascolta. In concreto si può by-passare questo problema facendo riferimento, nell’attività di comunicazione, a valori ampiamente condivisi o ad argomenti di interesse locale o individuali. È così più probabile che le vostre argomentazioni scientifiche vengano ascoltate.  Se vi rivolgete a degli amanti del giardinaggio, per esempio, parlate dei cambiamenti della durata delle stagioni che avranno già avuto modo di notare. Quando è possibile, quindi, sarà utile informarsi per costruire un punto di contatto con il pubblico di riferimento.

4.Raccontare una storia avvincente: guardatevi intorno proprio ora. Vedete molti Excel e grafici? Probabilmente no. Per interpretare il mondo sono utili aneddoti e storie (a partire dalla propria). Mostrare un volto umano dietro i numeri della scienza permetterà di creare quel legame di empatia che catturerà l’attenzione del nostro uditorio. Il racconto permette di capire concetti astratti e li rende facili da ricordare, quindi da trasmettere a propria volta al prossimo (rispetto a dati, grafici e figure).

5.Puntare su ciò che ben conosciuto: l’incertezza è parte integrante della climatologia ed iniziare un discorso parlando di ciò che è incerto non è una buona mossa. Meglio quindi concentrarsi e partire da argomenti che si conoscono bene e sui quali c’è un forte consenso scientifico. Ricordate poi che una nozione che noi diamo per scontata potrebbe non essere evidente per gli altri. 

6.Ricorrere ad una comunicazione visiva: le parole sono importanti, al pari delle immagini. L’immaginario collettivo oggi ricorre in media a un vocabolario visivo ristretto quando si parla di cambiamento climatico: orsi polari, calotte glaciali che si fondono, ciminiere fumanti, manifestazioni degli attivisti. Specificano dal Climate Outreach come siano più efficaci immagini “nuove” in cui si vedano persone reali, che rivelino gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolar modo a livello locale, ma anche mostrare visivamente alcune soluzioni positive (immaginiamo i pannelli solari quando si parla di energia).

Come sfatare una bufala sul clima

Fino ad ora non abbiamo parlato di quello che è un fenomeno specifico ma purtroppo frequente ovvero quando di fronte a noi abbiamo una notizia errata o una bufala. A questo punto abbiamo due esigenze: fare corretta divulgazione scientifica e sfatare le fake news. In questi casi lo sforzo per smascherare la disinformazione potrebbe addirittura finire per rafforzarla!

Anche in tale situazione però, esistono dei principi da seguire e sono stati raccolti nel Manuale della demistificazione, come sfatare i miti della disinformazione, redatto da John Cook e Stephan Lewandowsky, tradotto in italiano grazie al lavoro dell'Italian Climate Network e edito (in e-book gratuito) da Edizioni Ambiente.

Le attenzioni:

  1. Non partire dalla fake news: la confutazione dei fatti deve concentrarsi su ciò che vogliamo comunicare e non sull’errata notizia. Ripeterla potrebbe generare il cosiddetto "effetto backfire" (ritorno di fiamma): anche la sola menzione di una bufala finisce per rafforzarla.
  2. Qualsiasi riferimento ad un mito deve essere preceduto da avvertimenti manifestamente espliciti per far sapere a chi legge o ascolta che l’informazione che segue è falsa.
  3. Infine, la confutazione della bufala deve sempre includere una spiegazione alternativa. Infatti, quando si sfata un mito, nella mente di chi ascolta o legge si crea una lacuna che deve essere colmata.

A questo punto si potrebbe sollevare la domanda di come riuscire a coniugare l’esigenza di una risposta rapida, certa, efficace con l’informazione scientifica completa.

Come ci ricorda il Manuale della demistificazione, un ottimo schema è quello del portale Skeptical Science che prevede 3 livelli di risposta: la prima base, breve e concisa, una seconda intermedia per chi voglia saperne di più, la terza approfondita e tecnica.

Così, se alla conoscenza base dei fatti, la persona è rimasta colpita e vuol approfondire potrà farlo per gradi.

Altrimenti, già con il livello iniziale sarà arginata la deriva di disinformazione...

LP per Rete Clima