Le energie rinnovabili stanno riducendo le emissioni di gas serra in Europa (e le utility energetiche annunciano lo stop al carbone)

Le energie rinnovabili stanno riducendo le emissioni di gas serra in Europa (e le utility energetiche annunciano lo stop al carbone)

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha rilasciato il report "Renewable energy in Europe 2017: recent growth and knock-on effects" che analizza l’evoluzione della potenza rinnovabile installata in Europa e dell’energia verde prodotta, permettendo di comprendere i risparmi di CO2 e di gas serra che l’uso delle energie verdi ha permesso di ottenere.

A partire dal 2005, infatti, il costante incremento della quota di energia green in Europa ha permesso una riduzione delle emissioni di gas serra relativamente importante: nel 2015 tale riduzione è quantificabile in un – 10% (rispetto ai valori del 2005), pari ad una riduzione di consumo di circa 130 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio) e ad una “mancata emissione” in atmosfera di circa 436 Mt di CO2 equivalente.

La maggiore riduzione dei consumi fossili è collegata alla riduzione nell’impiego di carbone, che da solo ha determinato circa la metà della quota di riduzione emissiva, seguito dal metano (al -30% circa della quota di risparmio emissivo) mentre il risparmio emissivo residuo è a carico di petrolio e derivati impiegati nel settore trasporti, dove il consumo è più difficilmente riducibile data la minor intercambiabilità energetica.

Questo orientamento verso la riduzione del carbone nella generazione elettrica è confermato da una notizia di questi giorni che vede l’impegno degli associati di Eurelectric (associazione delle utility europee dell’energia, che associa circa 3.500 utility) a non investire in nuove centrali a carbone dopo il 2020, in linea con gli obiettivi di COP 21 di Parigi (che ha definito l’obiettivo di generare il 100% di energia elettrica a emissioni zero entro il 2050): è pur vero che per centrare questo obiettivo emissivo l’Europa dovrà spegnere tutte le centrali a carbone entro il 2030, quindi l’impegno delle associate ad Eurelectric (sebbene di portata storica) è un passo necessario ed “atteso” per un concreto contrasto al cambiamento climatico.


Ritornando al rapporto AEA, questo conferma il recente dato Eurostat che registra un aumento della quota di energie green nel mix energetico nazionale degli Stati UE (che nel 2015 rappresenta un quota media superiore al 15%), anche in relazione al fatto che a partire dal 2010 gli impianti a fonti rinnovabili rappresentano la massima parte della nuova potenza elettrica installata (nel 2015 pari al 77% del totale).

Proprio in riferimento al settore elettrico, analizzando il contributo dei singoli settori energetici alla riduzione emissiva, il settore delle fonti rinnovabili elettriche è al primo posto del risparmio emissivo con il 76% di riduzione (pari a 330 Mt COeq), seguito dalle fonti energetiche termiche con il 15% delle emissioni evitate (pari a 66 Mt CO2q).

Italia, Germania e Gran Bretagna sono i Paesi dove in termini assoluti è avvenuta la maggior riduzione emissiva negli anni recenti (2014 e 2015), mente Finlandia, Svezia e Danimarca sono stati i Paesi che hanno raggiunto obiettivi percentualmente più importanti rispetto alla propria quota di consumo e di emissioni.

Si tratta di un dato logico in quanto correlato alla quota di presenza delle energie rinnovabili nel mix di generazione elettrici nazionali, che risulta essere molto variabile tra Stato e Stato con una penetrazione inferiore al 5% per Malta e Lussemburgo rispetto a quote anche superiori al 30% per Svezia e Finlandia.

Lo Staff di Rete Clima®