I costi del riscaldamento climatico e la crescita dei danni climatici nel Nord America: i dati di Munich Re

I costi del riscaldamento climatico e la crescita dei danni climatici nel Nord America: i dati di Munich Re

Si nota una curiosa vicinanza tra il rilascio del report della compagnia assicurativa Munich Re sull'intensificazione dei fenomeni meteorologici nel Nord America ed il devastante Uragano Sandy, che ha arrecato danni ingentissimi a molti Stati americani.

Secondo i dati di Munich Re, che annualmente redige un report sulle perdite economiche collegabili al riscaldamento climatico (qui i post sui report di Munich Re con i dati del 2010 e con i dati del 2011), i fenomeni meteorologici estremi stanno portando ad un incremento delle perdite materiali e delle perdite umane nelle nazioni più colpite dal cambiamento climatico: queste considerazioni valgono anche e soprattutto per il Nord America dal momento che, secondo Munich Re "in nessuna parte del mondo il numero crescente delle catastrofi naturali è più evidente che in Nord America. Le conseguenze sono drammatiche. I fenomeni meteorologici estremi causano perdite crescenti di anno in anno".

I costi sono collegati alle perdite (assicurate) originate da fenomeni meteorologici quali tempeste, inondazioni, siccità e ondate di calore (che determinano rilevanti danni all'agricoltura) che nel solo periodo 1980-2011 ammontano per il Nord America a circa 500 miliardi di dollari.

Al di là del valore economico, peraltro molto rilevante, il dato forse più significativo è il tasso di crescita dei danni nel corso degli anni: se in Europa il livello dei danni nel periodo 1980-2011 è "solo" raddoppiato, in Africa è aumentato di 2,5 volte, in Asia è aumentato di 4 volte, mentre nel Nordamerica è aumentato di 5 volte.

La ragione di questa crescita locale estremamente rilevante è essenzialmente determinata della crescita sinergica dell’incidenza locale dei fattori meteorologici oltre che dalla crescita della popolazione (con conseguente espansione delle città, le aree più vulnerabili al climate change).

Proprio in ragione della elevata vulnerabilità di diverse aree del mondo si dovrebbe ben parlare di adattamento al cambiamento climatico, parola ancora sconosciuta ai più.

Si noti che questi valori di danno economico collegati al climate change sono confermati anche dal recente studio "Climate Vulnerability Monitor: A Guide to the Cold Calculus of A Hot Planet" realizzato dalla Ong DARA con il contributo di oltre 50 scienziati ed economisti: secondo questo studio cambiamento climatico sta costando all’umanità più di 1,2 miliardi di dollari all’anno, pari a circa l’1,6% del PIL planetario.

Si tratta di un valore destinato a crescere, con danni collegati al climate change che non saranno solo localizzabili nei PVS, ma anche negli Stati occidentali: entro il 2030 gli Stati Uniti potrebbero arrivare a perdere il 2% del PIL, mentre la Cina potrebbe subire danni per 1,2 miliardi di dollari entro la stessa data.

Michael Zammit Cutajar, ex segretario generale della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici: "Il cambiamento climatico non è solo una minaccia lontana, ma un pericolo attuale: il suo impatto economico è già con noi".

Manca ancora la corretta percezione dei rischi climatici e la volontà di azione.


Lo Staff di Rete Clima®