Decarbonizzare l’energia per contrastare il climate change (anche alla luce del WEO 2012)

Decarbonizzare l’energia per contrastare il climate change (anche alla luce del WEO 2012)

Poco prima della Cop 18 di Doha dello scorso dicembre 2012 era stata rilasciata l’edizione 2012 del "World Energy Outlook" (WEO), il report della IEA (International Energy Agency) che annualmente fa il punto sulla situazione dell’energia globale, dei suoi utilizzi e degli impatti ambientali ad essa collegati.

Come peraltro è stato ripreso in alcuni recenti studi, il WEO 2012 sottolinea anch’esso che i costi dell’inazione nel contrasto al cambiamento climatico sono destinati a crescere nel tempo a livelli molto significativi: le prospettive sono poco positive, dal momento che il WEO 2012 prevede entro il 2035 un aumento del 30% della domanda mondiale di energia (e quindi di emissioni), in primo luogo per le crescenti esigenze energetiche di Cina, India e Medio Oriente (che da sole arriveranno ad assorbire il 60% di questa previsione di crescita).

Secondo le previsioni contenute nel WEO, i consumi di energia nei Paesi dell’area OCSE aumenteranno in maniera più contenuta, con uno spostamento da fonti a più alto tenore di carbonio (quali petrolio e carbone, che pure sono destinati a giocare un ruolo importante anche dentro il mix energetico mondiale del futuro) al gas naturale e alle fonti rinnovabili.

Proprio i combustibili fossili sono l’oggetto della discordia nel senso che, nonostante il loro riconosciuto ruolo inquinante, restano fortemente incentivate livello economico: nel solo 2011 i sussidi mondiali a queste fonti ammontavano a 523 miliardi di dollari, in aumento di circa il 30% rispetto al 2010 (e sei volte superiori agli incentivi erogati a favore delle fonti rinnovabili, a loro volta incentivate invece con una quota di “soli” 88 miliardi di dollari).
Secondo il report, affinché le rinnovabili abbiano uno sviluppo tale da permettere di raggiungere gli obiettivi climatici, queste avranno invece bisogno entro il 2035 di investimenti per circa 4.800 miliardi di dollari, di cui una buona parte destinata al raggiungimento degli obiettivi climatici definiti per il 2020.

Dal punto di vista climatico, il WEO 2012 riconosce come l’obiettivo di un riscaldamento climatico entro i + 2°C sta diventando sempre più difficile da centrare: similmente a quanto affermato durante la Cop 18 di Doha dal report "Warnings of climate science – again – written in Doha sand", anche il WEO 2012 precisa che senza interventi coerenti con l’urgenza climatica il livello di emissioni atteso è purtroppo coerente con un aumento della temperatura media mondiale, che nel medio periodo è stimato pari a + 3,6 °C.
Lo studio ipotizza infatti gli esiti climatici collegati a diversi scenari di emissione, di cui lo scenario “intermedio” (il “New policy scenario”) vede infatti al 2035 le fonti fossili ancora protagoniste, con un conseguente aumento della temperatura media del Pianeta –appunto- di oltre 3,6 °C.

Lo “scenario IEA 450”, invece, esamina le azioni necessarie per centrare l’obiettivo del mantenimento delle emissioni di CO2 entro i 450 ppm, condizione che dovrebbe permettere un aumento della temperatura media terrestre entro i 2 °C rispetto all’era pre-industriale: secondo il report circa i quattro quinti delle emissioni di CO2 ammesse entro il 2035 per permettere questa concentrazione sono già fin d’ora allocate all’insieme delle (rilevanti) sorgenti emissive già esistenti quali le Aziende, le centrali termoelettriche,…….etc.

Senza azioni decise per la riduzione delle emissioni di gas serra, entro 5 anni (2017) il solo sistema energetico globale sarà responsabile delle emissioni di CO2 previste dallo “scenario 450”: viceversa, la diffusione di tecnologie ed azioni di efficienza energetica secondo quanto previsto dal “Efficient world scenario” permetterebbe invece il raggiungimento di questo livello emissivo entro il 2022, facendo guadagnare 5 anni di sviluppo tecnologico ed operativo per la selezione di nuove strategie energetiche. Inoltre, a fronte degli 11.800 miliardi di dollari di investimenti necessari per ottenere i risparmi energetici (ed emissivi) identificati in questo “scenario efficiente” al 2035, si avrebbe un ritorno economico di 18mila miliardi: d’altronde, ormai è noto, l’efficienza energetica costa ma ripaga ampiamente l’investimento.

Nel report della IEA di parla anche di “riserve mondiali di carbonio", misurate come le emissioni potenziali di CO2 associate alle riserve provate di combustibili fossili, stimolando una applicazione delle tecnologie di CCS (Carbon Capture and Storage) per la limitazione delle emissioni di CO2. Una tecnologia comunque costosa e che, se pure è incentivata anche dalla UE, non ha ancora risolto tutti i dubbi circa la sua efficacia ed il duraturo stoccaggio nel tempo della CO2 nel sottosuolo.

In questo caso secondo il “New policy scenario”, per restare al di sotto dei + 2°C e senza impiegare la CCS su vasta scala, entro il 2050 potremmo usare solo un terzo delle riserve fossili disponibili, puntando ampiamente sulle fonti rinnovabili: tutto ciò mentre, come già detto sopra, si stima un aumento della domanda di energia del +30% entro il 2035, con un corrispettivo aumento delle emissioni dalle attuali 31,2 GtCO2eq/anno del 2011 alle 37 GtCO2eq (al 2035, appunto), con un aumento della temperatura media terrestre oltre i + 3,6 °C.

Il tutto con la grande incognita del CCS ed di un carbone che viene previsto avere incrementi molto significativi: infatti, secondo il "Medium-Term Coal Market Report 2012" sempre della IEA, entro dieci anni l'utilizzo di carbone e' destinato a superare quello di petrolio per via dell'aumento della domanda di Cina e India.
Maria van der Hoeven (Direttrice dell'Iea): “La quota del carbone nel mix energetico mondiale continua a crescere, e nel 2017 il carbone riuscirà quasi a superare il petrolio come fonte di energia più importante del mondo”.

Ed è anche vero che alcune azioni ambientalmente negative in alcuni Stati possono avere ripercussioni negative su molti altri.
E’ il caso degli USA e della loro incentivazione all’estrazione del gas di scisto mediante la controversa tecnica del fracking, una operazione che ha fatto diminuire il prezzo del carbone nazionale (che ora viene acquistato a man bassa in tutto il mondo, Europa compresa).

E intanto il cambiamento climatico avanza.


Lo Staff di Rete Clima®